"Di solito quello che uno è, tali cerca di rendere anche gli altri, non ammette che si possa essere diversi e induce quelli che ama ad imitarlo. Perciò per il gusto degli ipocriti ogni espressione di semplicità è una colpa (apud hypocritarum sensum simplicitas omnis in crimine est). Criticano le menti aperte e definiscono la purezza di cuore stupidità (Apertas quippe mentes diiudicant et puritatem cordis hebetudinem appellant) Cercano di distogliere dallo stile di semplicità quelli che essi desiderano aggregare a sé e credono di aver ammaestrato, liberandoli dall'ingenuità, quelli nei quali hanno espugnato la purezza di cuore, cioè la fortezza della sapienza. (Omnesque quos sibi adhaerere cupiunt a simplicitatis itinere divertunt. Et quasi espulsa insipientia, eos erudisse se aestimant in quibus puritatem mentis, id est arcem sapientiae, debellant)".
Commento morale a Giobbe, II, VIII 85, Città Nuova Editrice/1, Roma 1992, pp.701-703.
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