... ha avuto luogo in diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede, Sala San Pio X, Via dell’Ospedale 1, la Conferenza Stampa di presentazione del Convegno internazionale per i Presidenti e i Referenti delle Commissioni Episcopali per i Laici dal titolo: “Pastori e fedeli laici chiamati a camminare insieme” (Aula Nuova del Sinodo, 16-18 febbraio 2023), organizzato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita.
Sono intervenuti: l’Em.mo Card. Kevin Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita; la Dott.ssa Linda Ghisoni, Sottosegretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita; l’Em.mo Card. Gérald C. Lacroix, Arcivescovo di Québec, Canada, e membro del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita; la Dott.ssa Andrea Poretti, laica e responsabile della Comunità di Sant’Egidio in Argentina.
Riportiamo di seguito gli interventi dell’Em.mo Card. Farrell, della Dott.ssa Ghisoni e della Dott.ssa Andrea Poretti:
Intervento dell’Em.mo Card. Kevin Farrell
Un saluto cordiale a tutti voi e vi ringrazio per aver voluto partecipare a questa conferenza stampa. Per presentare il convegno che avrà luogo nei prossimi giorni, e da lungo tempo in cantiere, penso sia utile soffermarsi soprattutto sulla sua origine e sulle sue finalità.
Anzitutto l’origine. Questo convegno è frutto dell’Assemblea Plenaria del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita che si è svolta nel novembre 2019. Dalle riflessioni e dal dialogo di quei giorni è emersa con chiarezza l’esigenza di approfondire e di sottolineare la responsabilità di ogni battezzato nella Chiesa. Tutti i membri del Popolo di Dio, pastori e fedeli laici, condividono a pieno titolo la responsabilità per la vita, la missione, la cura, la gestione e la crescita di questo Popolo che Cristo stesso ha suscitato. Si è avvertito il bisogno di superare la logica della “delega” che possiamo esprimere in questi termini: se i pastori hanno bisogno di qualche “servizio”, “delegano” alcuni laici, fra quelli più affidabili che conoscono e che sono disponibili. In questo modo la partecipazione dei laici alla vita della Chiesa rimane sporadica, funzionale a qualche attività circoscritta e demandata “dall’alto”. Così pure si è sentito il bisogno di superare la semplice logica di “sostituzione”; secondo questa visuale, per migliorare la situazione nella Chiesa, basterebbe semplicemente “sostituire” i chierici con i laici, in vari ambiti, soprattutto in posizioni chiave del governo o dell’attività pastorale e così ogni problema sarebbe risolto.
Tutto questo è apparso riduttivo. Nei giorni della Plenaria ci è sembrato di percepire, invece, una rinnovata chiamata del Signore a “camminare insieme”, ciascuno secondo la vocazione che gli è propria, senza atteggiamenti di superiorità, unendo le energie, condividendo le finalità della missione, assumendosi la stessa responsabilità per il bene della comunità cristiana. Da qui il titolo del Convegno: “Pastori e Fedeli laici chiamati a camminare insieme”.
Passiamo così alle finalità del convegno. Lo scopo è quello di sensibilizzare sia i pastori sia i laici, sul senso di responsabilità che nasce dal battesimo e che ci accomuna tutti. Nel sentire comune di pastori e laici non è ancora diventato normale il lavorare fianco a fianco, ciascuno secondo i propri carismi e le proprie capacità. In tutti gli ambiti della vita della Chiesa ci sarebbero grandi frutti se ciascuno portasse il proprio punto di vista, i propri doni spirituali, le proprie capacità professionali, la propria disponibilità di tempo, di conoscenze, di esperienze di vita. Nella fase di discernimento e di programmazione delle attività pastorali e nella loro realizzazione, nella catechesi e nella liturgia, nelle attività di evangelizzazione e di primo annuncio, nella pastorale degli ambienti, nelle attività caritative, nelle strutture di governo e amministrative, ovunque, pastori e laici dovrebbero stare insieme e agire in spirito di comunione e collaborazione.
Dunque fin dal 2019 è emerso il tema centrale di questo convegno, cioè la corresponsabilità fra pastori e fedeli laici nella vita della Chiesa, ma solamente ora, dopo i disagi dovuti alla pandemia, diventa possibile la sua realizzazione. Provvidenzialmente, il Cammino sinodale che nel frattempo è iniziato, è venuto a rafforzare il nostro intento, collocando il nostro convegno nel contesto della Chiesa universale che desidera “camminare insieme”.
Al Santo Padre sta molto a cuore la valorizzazione dei fedeli laici e tutto ciò che aiuti a vivere più profondamente la dimensione della Chiesa come Popolo di Dio.
Per questo motivo ha espresso il desiderio di essere presente alla fine del Convegno per portare la sua parola e ascoltare anch’egli le voci dei partecipanti.
Ci auguriamo che questo evento ecclesiale abbia effetti concreti nelle Chiese particolari e dia un valido contributo per vivere appieno la corresponsabilità fra ministri ordinati e fedeli laici, proseguendo nella strada già indicata profeticamente dal Concilio Vaticano II.
Vi ringrazio.
[00271-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Intervento della Dott.ssa Linda Ghisoni
Con questo secondo intervento desideriamo far conoscere qualche dettaglio riguardante il programma del Convegno e alcune coordinate in riferimento ai partecipanti: relatori ed ospiti.
1. In apertura consentitemi di richiamare un articolo della Costituzione apostolica Praedicate Evangelium dedicato ad una delle molteplici competenze affidate al Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Si tratta dell'articolo 132, che recita: «Il Dicastero studia le tematiche relative alla cooperazione tra laici e ministri ordinati in forza del Battesimo e della diversità dei carismi e ministeri, per favorire in entrambi la coscienza della corresponsabilità circa la vita e la missione della Chiesa».
Il Convegno internazionale che andiamo a presentare oggi alla stampa è espressione e applicazione concreta di questo articolo della nuova Costituzione apostolica che ha riformato la Curia romana. Il compito affidatoci oggi di favorire non solo nei laici, ma anche nei ministri ordinati, la coscienza della corresponsabilità di ciascun battezzato per la missione della Chiesa, ci pone in quella che è una declinazione genuinamente ecclesiale del mandato che il Signore ha consegnato agli apostoli. In questo senso il Convegno si situa molto opportunamente, come diceva il Cardinale Farrell, nel cuore del cammino sinodale in atto nella Chiesa universale.
2. Il Convegno si articola in tre giornate, la prima delle quali dedicata a natura e fondamento della corresponsabilità dei laici come anche agli ambiti e alle modalità di esercizio di tale corresponsabilità. La seconda giornata si focalizza sulla formazione, imprescindibile per conseguire un'efficace cooperazione dei laici. Sarà sottolineato anche il ruolo dei pastori - vescovi e chierici - ai quali si richiede una formazione altrettanto adeguata per favorire un servizio attuato insieme, come Chiesa, senza settorialità alcuna, pur nella specificità di ciascuno. Il terzo giorno è dedicato principalmente all'udienza che il Santo Padre ha concesso ai partecipanti: Papa Francesco ci raggiungerà nell'Aula nuova del sinodo, dove si svolge la tre giorni del Convegno, per ascoltare i partecipanti e rivolgere a tutti il suo messaggio e la sua benedizione.
Il Convegno prevede quattro relazioni principali, affidate rispettivamente al Professor don Luis Navarro, Rettore della Pontificia Università della Santa Croce; alla Professoressa Carmen Peña García, della Facoltà di diritto canonico dell'Università Pontificia Comillas di Madrid, ambedue consultori del nostro Dicastero; al Professor Hosffman Ospino, della School of theology and ministry del Boston College e al Cardinal Gérald Ciprien Lacroix, arcivescovo di Québec, membro del Dicastero. Avremo tra noi anche il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che modererà una tavola rotonda. Alle relazioni propriamente dette si aggiungono 16 brevi interventi che hanno lo scopo di condividere esperienze già in atto di corresponsabilità tra laici e pastori e riguardo la formazione. Si tratta di esperienze rappresentative di tutti i continenti nei quali vive la Chiesa, nonché degli ambiti di azione e di cooperazione dei laici: dai tribunali ecclesiastici alle équipe formative nei seminari, dall'impegno nella vita politica e nel sociale alla catechesi, come avremo modo di ascoltare spaziando dalla Papua Nuova Guinea al Messico, dal Madagascar all'India, dal Brasile alla Polonia, dal Guatemala alla Francia.
Queste esperienze, che veicolano buone pratiche, esprimono altresì incompiutezze ed aspettative di una sempre crescente corresponsabilità ecclesiale di tutti. Esse faciliteranno il dialogo e gli interventi liberi di tutti i partecipanti in aula, dialogo a cui è riservata gran parte del pomeriggio di ogni giornata, con lo scopo di approfittare di un'assise tanto composita, ricca e rappresentativa.
3. Sono 210 i partecipanti al Convegno, tra cui 107 laici, 36 sacerdoti e 67 Vescovi. Le Conferenze episcopali iscritte sono ben 74. Tra i partecipanti vi sono 29 delegati di movimenti ecclesiali riconosciuti dal Dicastero: è noto che tali realtà associative, con la loro ricchezza carismatica che ispira efficaci itinerari educativi, aiutano numerosi fedeli laici a vivere con grande responsabilità la loro identità cristiana e a partecipare in maniera attiva alla vita e alla missione della Chiesa.
Passiamo ora in rassegna i vari continenti da cui provengono i delegati: l'Africa sarà rappresentata da 20 Paesi, 13 saranno i Paesi dell'Asia, 7 dell'America del Nord e Centroamerica, 7 dell'America del Sud e 24 dell'Europa: l'assise composita, ricca e rappresentativa di cui parlavo, risulta evidente anche dal numero, dalla tipologia nonché dalla provenienza dei partecipanti.
Mi fa piacere evidenziare infine che, per facilitare l’ascolto e l’apporto dei partecipanti, abbiamo chiesto loro di rispondere ad un breve questionario che ci consentirà di meglio conoscere - come ci accade nelle occasioni privilegiate delle Visite ad Limina - il dato reale, le peculiarità, le attese degli uomini e donne nelle diverse regioni del mondo quanto a concorso nel promuovere insieme, laici e chierici, la missione affidata a tutti noi come Chiesa, come Popolo santo e fedele di Dio in cammino.
[00272-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Intervento della Dott.ssa Andrea Poretti
Buenos dias,
Agradezco al Dicasterio para los Laicos, la Familia y la Vida la oportunidad de ofrecer mi testimonio en la conferencia "Pastores y fieles laicos llamados a caminar juntos".
En la experiencia de la Comunidad de Sant’Egidio, que lleva más de medio siglo de vida en Roma, podemos reconocer los signos de la corresponsabilidad de los laicos en la vida de la Iglesia de manera concreta, a través de la lectura de la Palabra de Dios y el servicio a los más pobres. Daré algunos breves aspectos que lo confirman.
Sant’Egidio ha nacido entre estudiantes de un liceo romano y en las periferias humanas y urbanas de Roma en los tiempos del post Concilio Vaticano II. Eran tiempos en que la Palabra de Dios se restituía a la simpatía y a la lectura del pueblo. Esto impulsaba a una nueva escucha de la Palabra, y -como decía el card. Martini, a vivir y pensar bíblicamente.
En esos tiempos resonaba el sueño de Juan XXIII: “Iglesia de todos y particularmente de los pobres”. Tomar en serio este sueño, que brota de las páginas del Evangelio, no es una construcción ideológica, sino encontrar a los pobres personalmente, hermanarse y asociarse con ellos, escucharlos como amigos y parientes. Sant’Egidio, en Italia, en Europa, en África y en muchos otros lugares, tiene una historia de lazos, amistad y servicio con los pobres de las más variadas periferias y condiciones: a partir de los ancianos necesitados (y son muchos por todas partes), de quien sufre por la marginación, de los discapacitados, los enfermos de SIDA en África, o los niños invisibles sin ciudadanía o por las calles, a quien no tiene casa, está solo, herido por la vida. No se trata de hacer una lista de iniciativas, sino señalar el espíritu en el cual caminan las Comunidades de Sant'Egidio en la historia de nuestros días: a partir de la amistad con los pobres uno descubre que es posible ponerse en marcha y tomar sus propias responsabilidades para que las situaciones cambien. Estar cerca de los pobres es -para todos los cristianos- una manera de estar cerca del Señor, de tocar la carne de Cristo, como diría el Papa Francisco. Pero en particular, para nosotros los laicos, escuchar sus gritos y necesidades de cambio es una manera de ser fieles al mandato del Concilio que nos invita a convertirnos en levadura (cf. LG 31) en nuestras sociedades.
El Papa Francisco, encontrando a Sant’Egidio en el 2014, ha dicho: “Sigan adelante por este camino: oración, pobres y paz. Y caminando así ayudan a que crezca la compasión en el corazón de la sociedad –que es la verdadera revolución, la de la compasión y de la ternura–, a que crezca la amistad en lugar de los fantasmas de la enemistad y de la indiferencia”.
La amistad con los pobres y el encuentro con sus necesidades nos impulsa a asumir la responsabilidad y tomar iniciativas sin fijarnos en el límite de lo que somos capaces de hacer, sino a preguntarnos qué es lo que hace falta hacer. Es lo que pasa, por ejemplo, con el trabajo por la paz, como en 1992 con la pacificación de Mozambique, y hoy, en la búsqueda de la paz en Sudán del Sur. Porque la guerra, como nos recuerda Andrea Riccardi, fundador de la Comunidad de Sant’Egidio, es la madre de todas las pobrezas.
Cada Comunidad trabaja por la paz allí donde se encuentra, en el diálogo con los otros: con los musulmanes donde los cristianos son minoría, como en Paquistán. El diálogo entre las religiones, entre los líderes pero también con la gente, ha tomado fuerza en la Comunidad a partir de la oración por la paz, convocada por Juan Pablo II en Asís en 1986. Un recorrido de paz que llega hasta hoy y se multiplica en cada comunidad con una oración por la paz al mes.
Con la responsabilidad de los laicos Sant’Egidio quiere, en cada circunstancia, ser ese lugar donde encuentra una respuesta desde el pobre necesitado de una frazada hasta aquel lugar que implora la paz porque está sumergido en la guerra. Es un abanico donde lo pequeño contiene lo grande.
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