@ - Nella prolusione al convegno "Il Codice di Camaldoli", che si è aperto oggi, 21 luglio, nel monastero toscano alla presenza del capo dello Stato Mattarella, il cardinale presidente della Cei ha esortato a colmare quello che ha definito "il divorzio" tra politica e cultura, a lavorare per sanare una "democrazia infragilita" diffidando da una "politica epidermica", con poche visioni e segnata da interessi modesti ma molto polarizzati
"Dobbiamo constatare che la pace non è mai un bene perpetuo neanche in Europa. Questa consapevolezza dovrebbe muoverci a responsabilità e decisioni!". Lo ha scandito il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, nella sua prolusione al convegno "Il Codice di Camaldoli", di cui ha ricordato la nascita nel luglio 1943.
Il Codice risale a "uno dei momenti più bui della lunga notte della guerra", ha osservato Zuppi il quale ha ricordato che “anche allora c'era un Papa che - come oggi Francesco - parlava senza sosta di pace: Pio XII”. E ha sottolineato come tutti i pontefici del Novecento si siano fatti carico del dolore della guerra, “cercando in tutti i modi vie di pace, curando le ferite dell'umanità e favorendo la soluzione dei problemi". L’iniziativa del Codice è intrisa di coraggio, ha sottolineato Zuppi: non si stava a guardare, all’epoca, ma si “voleva andare oltre il fascismo e le distruzioni della guerra”.
Diffidare della politica epidermica, con poca visione
Il cardinale ha affrontato ampiamente quello che ha definito uno dei problemi di oggi: il divorzio tra cultura e politica, non solo per i cattolici. Ha evidenziato come il risultato di questo fenomeno sia quello di una “politica epidermica, a volte ignorante, del giorno per giorno, con poche visioni, segnata da interessi modesti ma molto enfatizzati, molto polarizzati". Il suo monito è stato di “diffidare di una politica così”, mentre invece, ha denunciato, “spesso ne finiamo vittime, presi dall'inganno dell'agonismo digitale che non significa affatto capacità, conoscenza dei problemi, soluzione di questi”. Di vero e proprio “tradimento della politica" ha dunque parlato il capo dei vescovi italiani.
L'impegno dei cattolici in politica, per sanare la democrazia
Sulla disaffezione dalla politica il cardinale Zuppi si è soffermato in particolare. “Il fatto che non ci siano più partiti di ispirazione cristiana – ha detto - non deve certo diventare un alibi per non cercare nuovi modi di fare politica”. Molto ci ha tenuto a precisare che la Chiesa non ha altro interesse che quello per la comunità intera. E ha rimarcato: “Ecco perché l'impegno dei cattolici, quando è sincero e generoso, è di per sé de-polarizzante e rappresenta un antidoto alle tossine che inquinano la democrazia". Tornare a Camaldoli, ha concluso, è un bisogno e una chiamata alla responsabilità: per guardare lontano e non essere prigionieri del presente.
Organizzare confronti su temi civili, senza personalismi
L’invito di Zuppi è di lasciarci ispirare dalla storia. Alla luce di queste affermazioni, il presidente della Cei si è dichiarato disponibile a favorire incontri e riflessioni su temi civili, richiesta avanzata peraltro alla Chiesa dalla base. Un atteggiamento di apertura e sollecitudine verso un essere pro-attivi che rivela l’assenza "di interessi immediati, personalistici o di categoria": in questa misura viene apprezzato dal cardinale il quale esorta i credenti ad avere il coraggio, nel rispetto delle diverse sensibilità, di interrogarsi sempre dialogando e ascoltandosi, nello spirito del Vangelo.
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21/07/2023
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