@ - Nuove proteste in Svezia, dove due uomini hanno dato fuoco al Corano davanti al parlamento di Stoccolma, in una protesta simile a quelle che nelle scorse settimane avevano scatenato tensioni tra il governo svedese e i Paesi del Medio Oriente, Turchia compresa.
"Lo bruceremo finché non sarà proibito".
Corano in fiamme: terzo rogo in un mese
© Fornito da Il Giornale
La vicenda è estremamente delicata visto che il governo svedese necessita dell’appoggio di Ankara per entrare all'interno della Nato. Recep Tayyip Erdogan aveva posto un primo stop alla richiesta della nazione scandinava, accusandola di ospitare persone considerate terroriste e chiedendone l’estradizione. Quando sembrava che la situazione si fosse sbloccata, ecco i roghi del Corano a movimentare nuovamente le acque.
Corano in fiamme a Stoccolma
Secondo quanto riportato dall'Afp, Salwan Momika e Salwan Najem hanno preso a calci e calpestato il libro sacro musulmano, ne hanno dato fuoco alle pagine prima di chiuderlo di colpo. Proprio come avevano fatto durante la protesta inscenata fuori dalla moschea principale di Stoccolma, a fine giugno, suscitando indignazione e condanna in tutto il Medio Oriente.
In tutto ciò, hanno scritto i media locali, è importante sottolineare che la polizia svedese aveva concesso un permesso per la protesta davanti al Parlamento, e questo nonostante gli organizzatori avessero paventato l'ipotesi, come effettivamente avvenuto, di bruciare il Corano.
I manifestanti hanno detto ai media che vogliono che il libro sacro musulmano sia messo al bando in Svezia. "Lo brucerò molte volte, finché non sarà bandito", aveva precedentemente dichiarato al quotidiano Expressen uno degli organizzatori, Najem.
La protesta di Salwan Najem
Najem si era unito al rifugiato iracheno Salwan Momika in due precedenti proteste di questo tipo a Stoccolma, davanti alla moschea principale della città e successivamente davanti all'ambasciata irachena.
"Continuerò a bruciare questo fino a quando non bandiranno il Corano", ha ripetuto Najem. "Cosa c'è di illegale? È solo un pezzo di carta. Sai quante minacce abbiamo ricevuto? Solo per un pezzo di carta", ha quindi aggiunto l'uomo.
Momika era invece già finito sotto i riflettori dell'opinione pubblica internazionale per aver bruciato un Corano davanti alla più grande moschea svedese il 28 giugno 2023, il primo giorno della festa musulmana dell'Eid.
L'ira dei Paesi musulmani
La Svezia ha in questo momento relazioni diplomatiche tese con diverse nazioni del Medio Oriente a causa delle proteste che hanno ospitato profanazioni del Corano. La Turchia da giorni ripete di aspettarsi "passi concreti" da Stoccolma sugli attacchi al Corano. "È inaccettabile continuare questi atti spregevoli con il pretesto della libertà di espressione", ha dichiarato di recente il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, in una telefonata al suo omologo svedese, Tobias Billstrom.
Intanto circola l'indiscrezione secondo cui il primo ministro svedese Ulf Kristersson e quello danese Mette Frederiksen starebbero valutando di mettere al bando, non tanto il Corano, ma azioni dimostrative caratterizzate da roghi e altri gesti simili.
"Siamo nella situazione di sicurezza più grave dalla Seconda guerra mondiale e sappiamo che sia gli stati, che gli individui possono trarre vantaggio da questa situazione", ha scritto Kristersson su Instagram. In precedenza, il governo danese aveva annunciato che avrebbe preso in considerazione provvedimenti legali per vietare i roghi del Corano davanti alle ambasciate straniere.
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