@ - Man mano che dal passato torbido dell'Abbè Pierre escono particolari scabrosi e rivelazioni di sistematiche violenze nei confronti di donne e adolescenti – spesso indigenti e inserite nei programmi di aiuti umanitari che gestiva il religioso francese - si amplifica una sola domanda: è credibile che in Vaticano non si avesse mai avuto sentore di quello che stava accadendo tra le strutture caritative francesi fondate dal monaco più amato e famoso di Francia, un uomo considerato l'icona rappresentativa del cattolicesimo impegnato?
Abusi, dalla Francia l'appello al Vaticano: «Aprite gli archivi: possibile che i Papi non sapevano dei crimini dell'Abbè Pierre?»© Ap
Ciò che sta affiorando è un quadro complesso e ancora da decifrare. Probabilmente la punta di un iceberg. In ogni caso talmente esplosivo da assestare un ulteriore colpo all'immagine della Chiesa, rendendola ancora meno credibile nella sua lotta contro gli abusi.
Il caso del popolarissimo Abbè Pierre - ex partigiano e politico, morto in odore di santità nel 2007 all'età di 94 anni - traccia una linea di demarcazione. Sul quotidiano Le Monde il presidente della Conferenza episcopale, Eric de Moulins Beaufort ha confermato che “almeno qualche vescovo» era al corrente «fin dal 1955-1957» del «grave comportamento dell'Abbé Pierre verso le donne». Aggiungendo che fu suggerita una cura psichiatrica che però non deve avere fatto grande effetto poiché diversi casi si configurarono come stupri veri e propri. In ogni caso negli ambienti delle comunità di Emmaus era notorio da decenni l'Abbé Pierre doveva essere sorvegliato perché considerato pericoloso per le donne che si avvicinavano a lui. In Vaticano però non si sono mai aperti processi nei suoi confronti, né mai sono state prese misure drastiche confermando la tendenza ad essere indulgenti con i preti abusatori per non creare scandali e minare l'istituzione ecclesiastica.
In questi vent'anni troppi casi hanno confermato questo modus operandi teso a coprire gli abusatori pur di proteggere il buon nome della Chiesa. Un po' come accadde con la demoniaca vicenda di padre Maciel Marcial Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo, morto nel 2008 nonostante oltre cento minori abusati, e senza che sia mai stato ridotto allo stato laicale da nessun pontefice. Eppure i suoi crimini erano ben conosciuti già ai tempi di Pio XII, come è affiorato chiaramente dai documenti disponibili agli storici e conservati negli archivi vaticani.
La domanda se il Vaticano (e i Papi) sapevano dei crimini dell'Abbè Pierre è stata girata a Papa Francesco e sul volo di ritorno dal suo viaggio in Asia ha risposto dicendo che si tratta certamente di un “punto dolente e molto delicato” riguardante una persona che ha fatto tanto bene ma che si è rivelata un peccatore brutto. Di seguito ha aggiunto: “Questa è la nostra condizione umana. Non dobbiamo dire: copriamo, copriamo perché non si veda. I peccati pubblici sono pubblici e vanno condannati. Noi dobbiamo parlare chiaro su queste cose, non nascondere. Il lavoro contro gli abusi è una cosa che tutti noi dobbiamo fare (...) Sull’Abbé Pierre: non so quando il Vaticano è venuto a saperlo, io non ero a Roma e non mi è mai venuto di fare una ricerca su questo. Certamente dopo la morte, prima non so».
In quel “prima non so” Papa Francesco non smentisce affatto la possibilità che i crimini dell'Abbè Pierre fossero già conosciuti e presenti negli archivi vaticani o in quelli dell'episcopato francese. Francesco lascia volutamente una porta aperta. Il caso Abbè Pierre si sta effettivamente rivelando un terremoto di ampia portata per quello che potrebbe ancora affiorare. Per questo il presidente della Conferenza Episcopale Francese ha lanciato un appello a Roma ad aprire gli archivi per appurare se le violenze dell'Abbè Pierre fossero state segnalate negli anni dai vescovi, dai nunzi o dalle vittime.
Oggi è possibile identificare almeno 17 persone aggiuntive che hanno subito violenza del prete francese. La maggior parte di queste testimonianze menziona contatti "non richiesti sul seno", "baci forzati", ma anche "rapporti sessuali ripetuti con una persona vulnerabile", "atti ripetuti di altri rapporti completi" che esigeva da donne in difficoltà. I fatti risalgono a un periodo compreso tra il 1950 e il 2000, la maggior parte avvenuti in Francia, ma anche negli Stati Uniti, in Marocco e in Svizzera dove le vittime erano a contatto o erano volontarie della comunità di Emmaus.
La famiglia di una donna, oggi deceduta, ha riferito di essere stata "costretta a masturbarsi" nel 1956. Un'altra donna ha testimoniato di aver subito "contatti" indesiderati nel 1974 e nel 1975 in Île-de-France quando aveva tra gli 8 e i 9 anni. Secondo un'altra testimonianza, l'abate Pierre avrebbe anche imposto contatti fisici indesiderati nel 1951, quando era deputato all'Assemblea nazionale. I vescovi francesi hanno espresso il loro dolore e la vicinanza alle vittima, tuttavia finora nessuno è mai voluto entrare nel merito e interrogarsi se la Chiesa era a conoscenza di questo orrore e mettere a disposizione i propri archivi diocesani per fare chiarezza. Una operazione necessaria negli archivi storici per non perdere la reputazione.
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