"Nessuno
mi chieda più
di occuparmi della Sacra Scrittura, <perché un pianto funebre è la mia arpa e
il mio flauto una voce in lacrime>. L'occhio del cuore non riesce più
a rimanere vigile nella meditazione dei misteri, perché <l'anima mia sonnecchia per la tristezza>. L'animo gusta meno la <lectio divina>, <perché dimentico di mangiare il mio pane
a causa del mio lungo gemere>. Come faccio a parlare dei sensi mistici della Sacra
Scrittura se non mi è consentito di vivere? E come posso preparare dolci bevande
per gli altri se ogni giorno sono costretto a inghiottire amarezze?" (Omelie in Ezechiele 2, 10,24. Cfr Guido Innocenzo
Gargano, Il
Libro la Parola e la Vita, edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2013, p. 273).
Un
lamento accorato che potrebbe accompagnare la nostra meditazione sui motivi che
hanno portato il Papa Benedetto XVI a dare le dimissioni, ma che potrebbe
essere anche utile per tutti coloro sentono venir meno le proprie forze e ne
prendono atto serenamente, affidando tutto alla <volontà di Dio>.
Nessun commento:
Posta un commento