@ - Era il primo appuntamento segnato in agenda. La giornata di Papa Bergoglio si è aperta con un colloquio complesso e piuttosto franco con quello che considera il suo avversario in curia, il cardinale ultra conservatore Raymond Leo Burke, canonista di fama, già a capo del supremo tribunale della Segnatura Apostolica e già 'cappellano' dell'Ordine di Malta.
il cardinale Leo Burke© Ap
Chi è il cardinal Burke
Burke in questi anni ha dato parecchio filo da torcere al pontificato e non ha mai nascosto che certe scelte teologiche erano, a suo dire, in conflitto con la tradizione e la dottrina. Già ai tempi dei due sinodi sulla famiglia e dell'esortazione Amoris Laetitia, il documento con il quale è stata aperta la via alla comunione per i separati e risposati, aveva sollevato seri dubbi, chiedendo a Francesco conto delle conseguenze che questo avrebbe comportato. Ultimamente ha rilevato altri problemi per la benedizione alle coppie gay, contenuta in un provvedimento del Dicastero della Fede che di fatto cancella tutti i provvedimenti precedenti che vietavano forme di benedizione alle relazioni omosessuali. Francesco anche per questo lo ha sempre annoverato tra i cardinali rigoristi, più propensi a difendere le norme, i codici, le tradizioni che non andare incontro alle esigenze dei fedeli e rispondere alle domande pastorali di un mondo in evoluzione. Fatto sta che tra il Pontefice e il cardinale americano, molto vicino ai Tea Party e al filone repubblicano legato al mondo Pro Life, si è via via creata una frattura. Burke raggiunto al telefono dal Messaggero dopo l'udienza si è limitato a ripetere: «non voglio fare commenti. Auguro ogni bene a tutti».
L'ultimo scontro e le misure di Francesco
L'ultimo atto di questo rapporto complesso risale al mese scorso quando, durante una riunione inter dicasteriale, Papa Francesco ha dato ordine ai capi dicastero competenti di procedere per via amministrativa e togliere a Burke sia l'appartamento che il Piatto Cardinalizio. Qualche cardinale, nei giorni successivi, avrebbe fatto presente al Papa che era una misura troppo severa e che Burke non aveva fatto altro che esprimere un legittimo dissenso, in un clima di sinodalità. Non vi erano crimini o reati da contestare al cardinale americano, tali da giustificare questo passaggio. Inoltre in curia è stato evidenziato al pontefice che le conseguenze potrebbero essere pesanti anche sull'Obolo di San Pietro, visto che la raccolta negli Stati Uniti dipende in buona misura proprio dalla generosità dei benefattori conservatori vicini a Burke. Insomma, un pasticcio.
Il cardinale Burke a dicembre non ha più visto accreditato sul suo conto corrente il cosiddetto Piatto cardinalizio, l'appannaggio che spetta ai cardinali di curia, il cui ammontare si aggira, compreso i benefit, attorno ai 5 mila euro. Allo stesso modo il cardinale dovrà lasciare anche l'enorme appartamento di via Rusticucci, a due passi dal colonnato di San Pietro, in uno storico palazzo vaticano che dà su via della Conciliazione, abitato da altri cardinali.
Papa Francesco secondo i maligni considera Burke un nemico e di conseguenza ha voluto sanzionarlo togliendogli l'appartamento vaticano e lo stipendio. Sempre a detta del tam tam curiale il porporato americano essendo assai ricco non avrebbe bisogno dei denari vaticani. Da alcuni amici storici del cardinale, invece, si apprende che le finanze di Burke non sarebbero così floride, tanto che ora sta cercando casa ma in una zona non troppo costosa e di certo in linea con le sue possibilità. Probabilmente verrà aiutato da sostenitori piuttosto facoltosi. Chissà.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso
La goccia che avrebbe fatto perdere le staffe al Papa sembra sia stata una recente conferenza di Burke in cui, illustrando in modo compiuto gli strappi teologici del pontificato, avrebbe concluso che occorre pregare a lungo per il pontefice perché sembra che Cristo stia mettendo a dura prova la sua Chiesa. Poi c'era stato anche il documento (siglato da Burke assieme a quattro cardinali) per contestare l'impostazione del Sinodo convocato per dare in futuro la possibilità di studiare aperture teologiche a temi considerati tabù, come il diaconato femminile, la questione dell'omosessualità, il tema della vita. Le domande teologiche poste da Burke (ma condivise da una ampia fetta del collegio cardinalizio) in quel documento erano assai semplici: «Santo Padre è possibile che in alcune circostanze un pastore possa benedire unioni tra persone omosessuali, lasciando così intendere che il comportamento omosessuale in quanto tale non sarebbe contrario alla legge di Dio e al cammino della persona verso Dio?» E ancora: «La Chiesa potrebbe in futuro avere la facoltà di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne, contraddicendo così che la riserva esclusiva di questo sacramento ai battezzati di sesso maschile appartenga alla sostanza stessa del Sacramento dell'Ordine, che la Chiesa non può cambiare?» Di fatto la spaccatura dentro la Chiesa è sempre più profonda e certamente il defenestramento anche di Burke non aiuterà a calmare gli animi.
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