@ - La Chiesa è malata. Troppi eccessi, da una parte e dall'altra: c'è chi celebra la messa con riti bizzarri e fantasiosi e finisce persino per invalidare i sacramenti con formule semi inventate e chi, all'opposto, persegue un formalismo fine a se stesso, basato sulla rigidità di un estetismo liturgico che si compiace esclusivamente della forma.
Papa Francesco: mette mano alla liturgia, «senza quella non c'è riforma».
E la Chiesa rischia di ammalarsi se non si aggiorna© Ap
In mezzo c'è poi l'ipocrisia di chi rifiuta persino le benedizioni alle coppie gay mentre non fa una piega davanti a benedizioni a imprenditori che lucrano sul lavoro sfruttando le persone. Papa Francesco sono mesi che porta avanti la sua linea riformista e stamattina, durante un incontro nel Palazzo Apostolico con partecipanti della plenaria del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, torna ad affrontare una delle questioni dirimenti: «È come dire: senza riforma liturgica non c’è riforma della Chiesa» ha sintetizzato.
Francesco spiega che si può «fare una tale affermazione solo comprendendo che cos’è la liturgia in senso teologico. Una Chiesa che non sente la passione per la crescita spirituale, che non cerca di parlare in modo comprensibile agli uomini e alle donne del suo tempo, che non prova dolore per la divisione tra i cristiani, che non freme per l’ansia di annunciare Cristo alle genti, è una Chiesa malata». Gli eccessi sono deleteri e per questo il Papa ha chiesto di elaborare un piano per una formazione liturgica nei seminari e tra i parroci di tutto il mondo in modo da evitare rigidità eccessive e pomposità e creatività bizzarre e sciatte.
«Mentre prepariamo nuovi percorsi formativi per i ministri, dobbiamo contemporaneamente pensare a quelli destinati al popolo di Dio. A partire dalle assemblee che si radunano nel giorno del Signore e nelle feste dell’anno liturgico: esse costituiscono la prima concreta opportunità di formazione liturgica. E così pure possono esserlo altri momenti in cui la gente maggiormente partecipa alle celebrazioni». Per Papa Francesco la riforma liturgica che ha introdotto il Vaticano II resta irreversibile.
Sullo sfondo di questo cambiamento resta ben visibile la decisione del Papa di ridurre al minimo la messa in latino che non si potrà più celebrare salvo disposizioni straordinarie autorizzate dal vescovo. Un passaggio che non è stato immune da critiche aspre da parte del mondo più conservatore che non si aspettava una stretta tanto drastica dopo l'attenzione di Benedetto XVI volta a normalizzare quel settore. Con il Motu proprio "Traditionis custodes", che aggiorna le norme a suo tempo stabilite da Benedetto XVI ha dato al vescovo il potere di autorizzare l'uso del Messale precedente alla riforma liturgica del 1970, il divieto di erigere nuove parrocchie personali per questo scopo, l'indicazione di scegliere chiese non parrocchiali per queste celebrazioni, la designazione di un sacerdote, esperto nel "vecchio" Messale e fornito di una buona conoscenza del latino, per la cura pastorale di questi gruppi e il divieto di costituirne di nuovi. Inoltre le letture devono essere fatte nelle lingue moderne, quindi non in latino. Di fatto la messa in latino (celebrata con il sacerdote di spalle) non è abolita ma ridotta al minimo.
In mattinata, ad un nutrito gruppo di sacerdoti arrivati a Roma per un convegno, a proposito di sacramenti, il Papa ha chiesto loro di «perdonate sempre». Ricordando che quando la gente viene a confessarsi, «viene a chiedere il perdono e non a sentire una lezione di teologia o delle penitenze. Siate misericordiosi, per favore. ».
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