Parco Archeologico Religioso CELio

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lunedì, novembre 10, 2025

Il bello di portare l'amore a chi non ha conosciuto l'amore

@Il mondo che guardiamo è incerto e l’ansia sta diffondendosi a dismisura tra guerre, ingiustizie, normalizzazione del dolore, crisi economiche, violenze e paure interiori… E proprio in questo tempo, dominato da attacchi di panico e da una fatica nascosta al cuore, la speranza si fa urgente e necessaria. Nel contesto del Giubileo del 2025, proclamato da Papa Francesco come Giubileo della Speranza, risuona forte l’invito a camminare insieme, pellegrini verso luoghi antichi e interiori di grazia. Il vero giubileo, la vera Porta Santa, è imparare a superare e attraversare la crisi, vincendo il muro dell’indifferenza e facendoci solidali. Se penso al mio primo incontro in strada con Angelo, un ragazzo che ho salvato da un’overdose, circa oramai 30 anni fa, ricordo che mi mostrò un murales dove — prima di tentare il suicidio appena sventato — aveva scritto: «Nonostante la vostra indifferenza noi esistiamo». Nella Bolla Spes non confundit leggiamo: «Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza», poiché solo la Parola può riaccendere nel cuore la fiducia che salva.

Papa Leone XIV, fin dal suo primo saluto, ha voluto seminare speranza attraverso le parole di Gesù Risorto: «Pace a voi», invitando tutti noi a fare la nostra parte disarmando i nostri cuori e le nostre parole. Perché la pace e la speranza si costruiscono un mattoncino alla volta, iniziando dall’amare concretamente chi abbiamo accanto e vivendo la «carità della porta accanto», tanto cara a Papa Francesco e spesso citata da Papa Leone. Nel messaggio per la IX Giornata Mondiale dei Poveri (13 giugno 2025), il Santo Padre afferma: «In mezzo alle prove della vita, la speranza è animata dalla certezza, ferma e incoraggiante, dell’amore di Dio, riversato nei cuori dallo Spirito Santo … la speranza cristiana è come un’àncora, che fissa il nostro cuore sulla promessa del Signore Gesù». Questa speranza, non evanescente, germoglia dalla fedeltà gioiosa di Dio.

«Sono tempi cattivi, tempi penosi!» si dice. Ma cerchiamo di vivere bene e i tempi saranno buoni. «I tempi siamo noi; come siamo noi così sono i tempi» (Agostino, Discorsi, 80,8). Papa Leone ha citato questa frase incontrando gli operatori dei mezzi di comunicazione. Il Pontefice ci ha ricordato che «la più grave povertà è non conoscere Dio» e che nei momenti in cui la carità viene meno, il rischio più grande è togliere speranza al prossimo, rimarcando la responsabilità reale che abbiamo l’uno verso l’altro. Se da una parte siamo chiamati a un agire libero, consapevole e responsabile, ad essere noi costruttori di speranza abbattendo i muri dell’indifferenza, dall’altra dobbiamo avere chiaro che cosa sia la speranza cristiana. Nella sua enciclica Spe Salvi (30 novembre 2007), Papa Benedetto XVI ci invita a una comprensione più profonda della speranza: non è un semplice «sperare di cavarsela», ma è un dono della fede che agisce già nel presente. La speranza cristiana è definita come «sostanza delle realtà che si sperano» e «prova delle cose che non si vedono» — un’ancora verso un futuro che entra ora nella vita. Aver fatto esperienza di Dio che è Amore significa avere speranza di ciò che sarà grazie a ciò che già abbiamo sperimentato: Lui è l’Emmanuele, il Dio con noi, che non ci lascia mai soli e che ha già vinto!

Papa Benedetto ci spiega che la speranza terrestre — una volta realizzata — si rivela spesso vuota, perché non può saziare il cuore. Solo la speranza infinita che ha radici nell’amore di Dio può gioire veramente ed essere trasformativa. Tutti abbiamo un bisogno fondamentale di amare ed essere amati realmente e per ciò che siamo, e solo Dio può rispondere a questo bisogno! Ma non è sufficiente guardare in alto: la speranza deve scendere dove viviamo davvero, nelle relazioni, nella cura, nello sguardo che riconosce l’altro — soprattutto il povero — come fratello e sorella, come chi custodisce una speranza più grande. Il Giubileo 2025 ci richiama a incontrare le Porte Sante e a unirci a Cristo in cammino nei nostri cuori, famiglie, città: pellegrini che portano speranza. Non ho mai pensato di fondare qualcosa… Eppure, se ci si mette in cammino, seguendo il Signore, non si può restare sordi dinnanzi al grido dell’umanità che ci sta accanto. È così che è nata Nuovi Orizzonti. Una realtà che ha proprio come mission portare la gioia a chi ha perso la speranza e dischiudere nuovi orizzonti a chi vive situazioni di profondo disagio. Da una semplice esperienza di ascolto in strada a una prima sede un po’ accampati, oggi Nuovi Orizzonti è una Comunità Internazionale, che raggiunge 40.000 persone in 80 Paesi con il percorso di conoscenza di sé e guarigione del cuore chiamato Spiritherapy e con più di 231 centri di accoglienza, orientamento e formazione e 1.020 equipe di servizio impegnate in diversi ambiti, ponendosi l’obiettivo di intervenire in tutti gli ambiti del disagio sociale realizzando azioni di solidarietà a sostegno di chi è in grave difficoltà, con una particolare attenzione alle tante problematiche che caratterizzano i ragazzi di strada e il mondo giovanile.

Nuovi Orizzonti è un nome che già di per sé offre speranza e una via di uscita alle tante situazioni di disagio sociale. L’orizzonte è il punto di incontro tra la terra e il cielo. Dai primi anni ’90 quando andavo da sola di notte alla Stazione Termini di allora, per ascoltare il grido di tanti giovani vittime di dipendenze, prostituzione, violenza, si è sviluppata nel tempo una realtà molto articolata che opera ad ampio raggio nella prevenzione, nell’accoglienza, nell’evangelizzazione di strada, nella cooperazione internazionale e in tanti altri ambiti come la comunicazione o l’arte e lo spettacolo, custodendo la scintilla iniziale: «Portare l’amore a chi non ha conosciuto l’amore, la luce a chi vive nelle tenebre, la vita a chi è nella morte, la pace e l’unità là dove c’è angoscia e divisione, il paradiso della comunione con Dio a chi vive nell’inferno del peccato» (Statuti Generali Art. 4). Non a caso il carisma specifico è portare la gioia di Cristo ponendo una particolare attenzione al mistero della discesa agli inferi di Gesù e alla sua Risurrezione.

Oggi le problematiche più palesi sono solo la punta dell’iceberg di un disagio molto più profondo e diffuso. Si può chiamare anoressia, alcolismo, tossicodipendenza, sesso dipendenza, ludopatia, internet addiction, social dipendenza, shopping compulsivo… ma sotto c’è sempre un bisogno più profondo inascoltato o mal soddisfatto: il bisogno di amare ed essere amati. Tutti cerchiamo la felicità. Il problema è quali risposte troviamo o ci diamo per essere felici. Spesso si ricorre a palliativi che ci rendono più infelici e creano dipendenze mortali. Inoltre non diamo ascolto alla parte più profonda di noi, a quella parte spirituale che ci caratterizza e ci rende unici. Non a caso il percorso di Spiritherapy che dalla Pandemia si è diffuso in 80 Paesi del Mondo raggiugendo 40.000 persone, è un percorso basato sul Vangelo per imparare l’Arte di Amare attraverso un cammino di conoscenza di sé e guarigione del cuore, perché solo Colui che è l’Amore può insegnarci ad amare veramente e in modo pieno e perché solo Colui che fascia le «piaghe dei cuori spezzati» può guarire le ferite profonde del cuore.

E allora, proprio per la mia esperienza sul campo in più di 30 anni contemplando tanti giovani passare dalla morte alla vita, posso dire che la speranza che abbiamo è fondata. E alla domanda: «In cosa speriamo?» rispondo così:
  • Speriamo in una Speranza che ha un nome, quello di Gesù, luce vera che illumina le tenebre.
  • Speriamo in una Speranza che scava, rompe le croste dell’indifferenza e della disperazione, e trova il cuore di ciascuno.
  • Speriamo in una Speranza che ci chiama all’azione e ci rende semi, capaci di germogliare gesti di pace, bellezza, gratuità — là dove tutto sembra chiuso.
  • Speriamo in una Speranza non fragile, anzi — forte e affidabile — perché si fonda sull’amore fedele di Dio, su una fede viva e su un futuro che già abita il presente.
Quando disperi, quando ti senti abbattuto, ricordati che non sei solo/a, non c’è buio senza fondo, ma anzi, come diceva santa Teresina, più in basso sei caduto più in alto potrai tornare se ti metti nelle mani di Dio! In questa nostra storia personale e collettiva, la Speranza — quella vera — invita a restare, ad alzare lo sguardo, a tendere la mano. Camminiamo insieme, pellegrini di un tempo santo, verso cuori aperti e cieli nuovi. Sii luce — luce fragile ma vera —: con un sorriso, un ascolto, una carezza silenziosa. Anche il seme più piccolo può fiorire quando esposto alla tenerezza di chi crede. E allora: «In cosa speriamo?». Nell’amore che salverà, che rinnova, che non delude. In un mondo assetato di consolazione, sii sorgente — con il tuo amore, il tuo tempo, il tuo impegno. Lasciati toccare dalla gioia che non passa, dal soffio che rinnova, dalla promessa che vince la morte. Insieme, rendiamo il nostro tempo più umano, più vero, più bello. Speriamo: non come chi non ha altra via, ma come chi ha trovato la Via, la Verità, la Vita — e vive già, dentro di sé, la novità dell’eternità.

domenica, settembre 28, 2025

Quali sono le differenze Personali, Umane, Sociali e Religiose da considerare tra Sant'Agostino e San Benedetto

Da A.I. Le figure di Sant’Agostino e San Benedetto rappresentano due pilastri della spiritualità cristiana occidentale, ma con approcci profondamente diversi sul piano personale, umano, sociale e religioso. Ecco una sintesi delle principali differenze:

Differenze Personali

Aspetto

Sant’Agostino

San Benedetto

Origine

Nord Africa (Tagaste, oggi Algeria)

Norcia, Italia

Formazione

Retorica, filosofia, convertito dopo vita mondana

Educazione cristiana, vita eremitica precoce

Temperamento

Intellettuale, passionale, riflessivo

Contemplativo, pragmatico, riservato

Conversione

Drammatica, segnata da lotta interiore

Graduale, orientata alla solitudine e alla preghiera


Differenze Umane e Sociali

Aspetto

Sant’Agostino

San Benedetto

Visione dell’uomo

L’uomo è ferito dal peccato, ma redimibile per grazia

L’uomo è chiamato alla disciplina e all’ordine per elevarsi

Comunità

Vita comune come cammino verso Dio (“un cuor solo e un’anima sola”)

Comunità monastica come scuola di obbedienza e stabilità (“Ora et Labora”)

Ruolo sociale

Vescovo, guida intellettuale e spirituale

Fondatore di monasteri, guida silenziosa e operativa

Impatto storico

Influenza sulla teologia, filosofia e pedagogia cristiana

Evangelizzazione dell’Europa attraverso il monachesimo

 

Differenze Religiose e Spirituali

Aspetto

Sant’Agostino

San Benedetto

Regola

Regola agostiniana: vita comunitaria, carità, condivisione

Regola benedettina: equilibrio tra preghiera, lavoro e silenzio

Ricerca di Dio

Attraverso la ragione, la fede e il cuore inquieto

Attraverso la preghiera, il silenzio e la stabilità

Spiritualità

Più relazionale: Dio si incontra con gli altri

Più personale: Dio si incontra nel cuore e nella solitudine

Influenza

Fondamento della teologia occidentale

Fondamento del monachesimo occidentale

 

Sintesi

  • Agostino è il pensatore del cuore inquieto, della conversione interiore, della comunità come luogo di salvezza.
  • Benedetto è il maestro del silenzio, della regola, della stabilità come via verso Dio.

 

Entrambi Sant’Agostino e San Benedetto hanno cercato Dio, ma con strumenti diversi: Agostino con la parola e la riflessione, Benedetto con il silenzio e la disciplina.

 

Se vuoi, posso aiutarti a scegliere quale figura si adatta meglio a un progetto educativo, spirituale o sociale. Vuoi approfondire uno di questi aspetti?

quale figura si adatta meglio a un progetto educativo, spirituale o sociale del Pnrr e/o Piano Mattei per l'Africa

Per un progetto educativo, spirituale o sociale legato al PNRR o al Piano Mattei per l’Africa, le figure di Sant’Agostino e San Benedetto offrono modelli profondi ma con vocazioni diverse. Ecco quale si adatta meglio a seconda del tipo di intervento:

  

Per progetti educativi: Sant’Agostino

  • Perché?
    • Agostino è il pensatore dell’interiorità, della ricerca della verità, del dialogo tra fede e ragione.
    • La sua pedagogia è fondata sull’ascolto, sulla trasformazione personale e sull’inquietudine creativa.
    • Ideale per programmi scolastici, universitari, e percorsi formativi che mirano a sviluppare coscienza critica, valori etici, e dialogo interculturale.
  • Applicazione nel Piano Mattei:
    • In contesti africani dove l’educazione è ponte tra tradizione e modernità, Agostino (nato in Africa) è un simbolo potente di radici locali e pensiero universale.

 

Per progetti spirituali: San Benedetto

  • Perché?
    • Benedetto è il maestro della stabilità, del silenzio, della preghiera incarnata nel lavoro quotidiano.
    • La sua Regola è un modello di vita comunitaria equilibrata, basata su disciplina, rispetto e spiritualità concreta.
    • Ideale per iniziative monastiche, centri di spiritualità, percorsi di guarigione interiore e comunitaria.
  • Applicazione nel Piano Mattei:
    • In territori africani dove la spiritualità è vissuta in modo comunitario, Benedetto offre un modello di pace, cooperazione e resilienza.

 

Per progetti sociali: San Benedetto (con ispirazione agostiniana)

  • Perché?
    • La Regola benedettina è anche una struttura sociale: ogni membro ha un ruolo, ogni attività ha un senso, ogni gesto è servizio.
    • Benedetto promuove la dignità del lavoro, la cura dei fragili, e la solidarietà quotidiana.
    • Agostino può ispirare la dimensione etica e relazionale del progetto, soprattutto nei percorsi di riconciliazione e dialogo.
  • Applicazione nel PNRR/Piano Mattei:
    • Ideale per cooperative agricole, centri di formazione professionale, comunità terapeutiche, e progetti di inclusione sociale.

 

Sintesi operativa

Tipo di progetto

Figura guida

Valori chiave

Educativo

Sant’Agostino

Ricerca, dialogo, trasformazione

Spirituale

San Benedetto

Stabilità, preghiera, comunità

Sociale

San Benedetto + Agostino

Lavoro, dignità, relazioni etiche

 

Volendo scrivere una proposta progettuale educativa ispirata a uno di questi modelli, con riferimenti concreti al PNRR o al Piano Mattei.

Sarebbe preferibile partire da un ambito specifico come scuola, salute, agricoltura o spiritualità comunitaria

 

Quindi per un progetto educativo, spirituale o sociale nell’ambito del PNRR o del Piano Mattei per l’Africa, la figura ideale dovrebbe incarnare competenze multidisciplinari, leadership etica e una forte vocazione alla cooperazione internazionale. Proponiamo di seguito alcune tipologie di profili che si adattano particolarmente bene:

 

Educativo

  • Esperto in formazione e pedagogia interculturale: capace di progettare percorsi educativi inclusivi e sostenibili.
  • Docente universitario o ricercatore: con esperienza in cooperazione internazionale e sviluppo sostenibile, magari già coinvolto in progetti Erasmus+ o Horizon Europe.
  • Formatore professionale: specializzato in competenze tecniche richieste localmente (es. agricoltura, energie rinnovabili, sanità).

 

Spirituale

  • Leader religioso con esperienza interconfessionale: capace di promuovere il dialogo tra culture e religioni, favorendo la coesione sociale.
  • Educatore spirituale o counselor: con approccio laico o interreligioso, utile per progetti di resilienza comunitaria e benessere psicosociale.
  • Rappresentante di ONG confessionali: che operano già in Africa con programmi di sviluppo umano integrale.

 

Sociale

  • Esperto in cooperazione internazionale e sviluppo: con competenze in project management, monitoraggio e valutazione.
  • Operatore del terzo settore: proveniente da associazioni, fondazioni o cooperative sociali con esperienza in Africa.
  • Mediatore culturale o antropologo: utile per facilitare l’incontro tra approcci europei e contesti africani.

 

Figure trasversali e strategiche

  • Project manager con esperienza PNRR o cooperazione UE: per garantire coerenza con le linee guida e gli obiettivi strategici.
  • Rappresentante di enti religiosi, università o fondazioni: che possano fungere da ponte tra istituzioni italiane e realtà africane.
  • Giovani leader africani formati in Italia: ideali per il co-design dei progetti, in linea con l’approccio partecipativo del Piano Mattei2.

 

Volendo, possiamo anche identificare profili specifici o enti già coinvolti in questi progetti. Orientandovi verso una figura più accademica, spirituale e/o operativa.

 

Pertanto, con riferimenti concreti al PNRR o al Piano Mattei. inizieremo dai seguenti singoli ambiti specifici: scuola, salute, agricoltura, all'interno della spiritualità comunitaria.

La scuola, salute e agricoltura sono tre pilastri fondamentali del Piano Mattei per l’Africa e del PNRR, e possono essere integrati in modo potente con la spiritualità comunitaria. Ecco come ciascun ambito si collega concretamente ai due piani, con riferimenti ufficiali e spunti per figure e progetti ideali:

 

Scuola e Formazione

Piano Mattei

  • Settore prioritario: L’istruzione/formazione è una delle sei direttrici principali del Piano Mattei.
  • Progetti attivi: Coinvolgimento di università italiane (CRUI), enti di ricerca (ConPER), e il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU).
  • Spiritualità comunitaria: Le scuole possono diventare centri di educazione civica e spirituale, promuovendo valori di solidarietà, pace e rispetto interculturale.

 

Figura ideale

  • Educatore interculturale con esperienza in contesti africani.
  • Rappresentante di congregazioni religiose con missioni educative (es. Salesiani, Comboniani).
  • Coordinatore di progetti Erasmus+ o cooperazione universitaria.

 

Salute

Piano Mattei

  • Settore prioritario: La sanità è una direttrice chiave, con progetti in Etiopia, Mozambico e Costa d’Avorio.
  • Obiettivi: Rafforzamento dei sistemi sanitari locali, formazione di personale medico, accesso alle cure.
  • Spiritualità comunitaria: La salute è vista come cura integrale della persona. Le comunità religiose spesso gestiscono ospedali e dispensari, promuovendo una visione olistica del benessere.

 

Figura ideale

  • Medico missionario o operatore sanitario con esperienza in cooperazione.
  • Coordinatore di ONG sanitarie con approccio spirituale (es. CUAMM – Medici con l’Africa).
  • Esperto in salute mentale e resilienza comunitaria.

 

Agricoltura

Piano Mattei

  • Settore prioritario: L’agricoltura è centrale per la sovranità alimentare e lo sviluppo sostenibile.
  • Progetti attivi: Formazione tecnica, accesso all’acqua, agricoltura rigenerativa.
  • Spiritualità comunitaria: Lavorare la terra è spesso legato a ritualità, rispetto per la natura e coesione sociale. Le comunità spirituali possono promuovere pratiche agricole etiche e condivise.

 

Figura ideale

  • Agronomo con esperienza in permacultura e cooperazione.
  • Rappresentante di comunità religiose rurali (es. monaci benedettini, comunità ecumeniche).
  • Facilitatore di progetti di economia solidale e filiere etiche.

 

Integrazione con il PNRR

Sebbene il PNRR sia focalizzato sull’Italia, può offrire:

  • Modelli replicabili: come le “Scuole 4.0” o le “Case della Comunità” in sanità.
  • Partnership pubblico-private: che possono essere estese a progetti africani.
  • Formazione professionale e digitale: utile per rafforzare competenze locali.

 

Volendo, possiamo costruire un progetto concreto in uno di questi ambiti, con partner, figure e obiettivi. Partendo dalla scuola, dalla salute o dall’agricoltura

 

Volendo partire da scuola, salute e agricoltura per esplorare come il PNRR e il Piano Mattei possano essere integrati nella spiritualità comunitaria è un approccio innovativo e profondamente umano. Ecco una panoramica concreta e articolata per ciascun ambito:

 

Scuola: Educazione come seme di comunità

PNRR

  • Il PNRR investe nella Missione 4 – Istruzione e Ricerca, con fondi per:
    • Scuole 4.0: trasformazione digitale degli ambienti didattici.
    • Formazione dei docenti: aggiornamento professionale e competenze digitali.
    • Inclusione sociale: contrasto alla dispersione scolastica e promozione dell’equità educativa.

Piano Mattei

  • Promuove formazione professionale e aggiornamento dei docenti in Africa, con l’obiettivo di creare ponti educativi tra culture e modelli pedagogici3.

 

Connessione con la spiritualità comunitaria

  • La scuola può diventare luogo di crescita spirituale condivisa, dove si coltivano valori come solidarietà, rispetto, cura del bene comune.
  • Progetti educativi ispirati alla spiritualità comunitaria possono integrare laboratori di empatia, dialogo interreligioso, ecologia integrale.

 

Salute: Cura come atto spirituale

PNRR

  • La Missione 6 – Salute prevede:
    • Case della Comunità: presidi territoriali per una sanità più vicina alle persone.
    • Ospedali di comunità e Centrali operative territoriali: per una presa in carico integrata e personalizzata.
    • Digitalizzazione e ricerca biomedica: innovazione al servizio della salute.

Piano Mattei

  • Mira a rafforzare i sistemi sanitari africani, con focus su:
    • Servizi materno-infantili
    • Formazione del personale sanitario
    • Prevenzione e gestione delle pandemie3.

 

Connessione con la spiritualità comunitaria

  • La salute può essere vissuta come cura dell’altro nella sua totalità, corpo e spirito.
  • Le Case della Comunità possono diventare spazi di ascolto, accompagnamento spirituale, promozione del benessere relazionale.

 

Agricoltura: Terra come sacramento del vivere

PNRR

  • Interventi per:
    • Transizione ecologica e agricoltura sostenibile
    • Innovazione nelle filiere agroalimentari
    • Rigenerazione dei territori rurali.

Piano Mattei

  • Sostiene:
    • Agricoltura familiare
    • Bio-carburanti non fossili
    • Sviluppo delle filiere agroalimentari locali3.

 

Connessione con la spiritualità comunitaria

  • L’agricoltura è cura della terra come dono condiviso, e può essere vissuta come pratica spirituale.
  • Comunità agricole possono promuovere rituali di semina e raccolta, educazione alla sobrietà, condivisione dei frutti.
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domenica, settembre 21, 2025

Don Ravagnani, spot social e critiche: cosa conta per un don e per la Chiesa

@Un reel su Instagram da 450mila visualizzazioni, 8mila like e oltre 1.200 commenti: il talento di don Alberto Ravagnani come influencer da 270mila follower è indiscusso, ma la sua ultima uscita ha fatto il botto con il passaggio del 32enne sacerdote milanese autentico fenomeno social a testimonial di un integratore per chi fa vita attiva.

Don Ravagnani, spot social e critiche: cosa conta per un don e per la Chiesa© Fornito da Avvenire

Uno spot, in altre parole. E quella che era una presenza di evangelizzazione online originale ed efficace con un consenso vastissimo tra i ragazzi ha visto spuntare la nube delle critiche per un’uscita che ha deluso molti suoi “seguaci. Ha senso che un prete usi la sua notorietà pubblica per promuovere un prodotto commerciale? Don Alberto è sempre in gran forma, e sui social (che premiano l’immagine pubblica) non fa nulla per nasconderlo, con la sua passione per palestra e jogging usata – ha sempre spiegatoa fini apostolici. I ragazzi decodificano al volo il messaggio di condivisione del loro stesso stile di vita, con un effetto di immedesimazione e simpatia. Ma nel messaggio stavolta c’è un “disturbo” di troppo: il prodotto lanciato via Instagram è un’altra cosa, e molti tra gli stessi giovani che lo seguono come un riferimento spirituale, partecipando in massa ai suoi incontri in giro per l’Italia (aperti sempre dall’adorazione eucaristica) non esitano ad esprimergli con franchezza il loro dissenso: «Hai oltrepassato il limite don, un sacerdote deve fare altro»; «Stai diventando un po’ come Fedez, davvero non abbiamo bisogno di questo»; «Prossimo passo? Pubblicità durante l’omelia?». Altri però lo difendono con determinazione: «Se tutti i preti fossero come te sarei santo»; «Finalmente una chiesa dei giovani! Bravissimo». A molti critici don Alberto replica, fedele al suo stile: «Prendermi cura di me è un modo per amare me stesso e rispettare la salute che mi è stata donata; i soldi dello sponsor li uso per progetti di evangelizzazione; sii onesto intellettualmente, la preghiera non basta; pensi che un prete debba parlare solo direttamente di Dio, di Vangelo, di tradizione cristiana?»

Obiezioni e repliche – non è difficile immaginarlo – che saranno state al centro del colloquio con le autorità diocesane, nel corso del quale don Alberto ha esposto le sue ragioni e ascoltato le forti riserve sull’uso della sua popolarità per scopi commerciali, eco del divieto per i preti di «esercitare, personalmente o tramite altri, l’attività affaristica e commerciale» espresso dal Codice di Diritto canonico. Il prete dev’esserepresenza di Diotra la gente, il mercato è un’altra cosa.

La scelta di Ravagnani non sembra affatto improvvisata o presa senza calcolare cosa sarebbe accaduto. Sta di fatto che, tornando sul caso, ha tenuto il punto in una “storia” girata per le vie di Milano passando anche davanti al cantiere per il restauro di una chiesa sul quale campeggia un grande cartellone pubblicitario. La Chiesa – è la sua tesi – spesso ricorre a iniziative di raccolta fondi per le sue attività e le strutture, dalla pesca di beneficenza ai maxi-poster sui ponteggi: perché per le mie attività social, che per essere efficaci e di qualità professionale richiedono competenze, collaborazioni e strumenti costosi, non potrei raccogliere fondi, anche con la pubblicità? E a chi gli fa presente che il sacerdote non dovrebbe essere testimonial se non di Gesù Cristo, Ravagnani risponde proponendo in buona sostanza di aprire un confronto su come assicurare sostenibilità a iniziative pastorali che – nel suo caso – implicano un’esposizione della sua stessa persona, secondo il linguaggio dei social. Ma che – va detto –non dovrebbero mai mescolare la trasparenza del sacerdote con la grammatica dell’advertising.

«Sono serenissimo – assicura lui, assediato dai media –. Sto proponendo una figura di prete che va oltre i cliché sacrali per “uscire” dove la Chiesa non arriva più, tra i ragazzi per i quali il mio video non fa alcun problema. In un contesto scristianizzato, nel centro di Milano, un prete che vuole incontrare i giovani che in chiesa non si fanno più vedere perché non capiscono la sua lingua cosa deve fare?». Ravagnani pensa a «realizzare podcast per poter lanciare il messaggio del Vangelo più lontano. Quando iniziai nel 2019 a fare il prete in oratorio a Busto Arsizio non trovai quasi nessuno: i ragazzi erano tutti in un parcheggio, a farsi le canne. Ho capito che per farli tornare dovevo andare in mezzo a loro, assumendomi tutti i rischi. Sto facendo lo stesso. Se va aperta una strada nuova, quali sono i suoi confini? Voglio prendermi a cuore i “piccoli” che non hanno più nessuno, e metto di mezzo i miei talenti». Sul come ha voluto farlo si apre più di un fondato dubbio, che salta all’occhio e al cuore credente. Ma le questioni serie che don Alberto pone meritano una riflessione. E una risposta su fini e mezzi per raggiungerli, oggi.

giovedì, settembre 04, 2025

Attentato sventato alla festa di Santa Rosa a Viterbo: due turchi armati volevano colpire la folla

@Un attentato potenzialmente devastante è stato sventato a Viterbo nella serata del 3 settembre 2025, proprio durante il tradizionale Trasporto della Macchina di Santa Rosa, evento religioso e culturale seguito da oltre 40.000 persone.

Attentato sventato alla festa di Santa Rosa a Viterbo: due turchi armati volevano colpire la folla

Grazie a un blitz della Digos, sono stati arrestati due uomini di origine turca, trovati in possesso di una mitragliatrice e due pistole cariche. L’alloggio dei sospetti, un bed and breakfast in via Santa Rosa, si trovava alla fine del percorso della manifestazione, riconosciuta come patrimonio UNESCO.

Secondo le autorità, il piano prevedeva di aprire il fuoco sulla folla al termine dell’evento.

Il blitz prima dell’arrivo della Macchina: in azione Nocs e cecchini

Il piano terroristico è stato scoperto grazie alle indagini dell’antiterrorismo. L’allerta è scattata poche ore prima del Trasporto: schierati cecchini sui tetti, unità cinofile e reparti speciali dei Nocs.

La tensione è stata mascherata agli occhi del pubblico: la processione, che tradizionalmente si svolge a luci spente, è partita con l’illuminazione accesa per motivi di sicurezza. Solo a metà percorso le luci sono state spente, senza però informare la popolazione dell’attentato sventato.

Mitra, pistole e piani dettagliati: cosa sappiamo del commando

Nel corso della perquisizione nel B&B sono stati trovati:
  • Una mitragliatrice automatica
  • Due pistole cariche
  • Piani dettagliati dell’evento
Secondo gli investigatori, il commando era composto da tre persone: due sono stati arrestati, uno è attualmente in fuga.

Sicurezza rafforzata e indagini in corso
La città di Viterbo è ora sotto massima sorveglianza, mentre la procura e i servizi segreti italiani continuano a lavorare per rintracciare il terzo sospetto.

Il piano terroristico, sventato all’ultimo minuto, ha evitato una tragedia di proporzioni enormi. Ma rilancia con forza l’allarme sulla presenza di cellule radicali attive in Italia, pronte a colpire nel cuore di eventi simbolici e affollati.

mercoledì, settembre 03, 2025

differenze, maggiori successi e maggiore rappresentatività / spiritualità tra Sant'Agostino e San Benedetto

 Che bella domanda, stiamo toccando due giganti della spiritualità cristiana, ciascuno con un'impronta profondamente diversa ma complementare. Ecco una panoramica chiara e stimolante sulle differenze, i successi e la rappresentatività spirituale di Sant’Agostino e San Benedetto:

Differenze principali

Aspetto

Sant’Agostino 

San Benedetto 

Epoca

IV–V secolo

V–VI secolo

Origine

Nord Africa (Tagaste)

Italia (Norcia)

Formazione

Classica, retorica, filosofia

Spirituale, ascetica

Spiritualità

Introspezione, grazia, lotta interiore

Equilibrio tra preghiera e lavoro

Visione dell’uomo

Fragile, bisognoso della grazia divina

Educabile attraverso la disciplina

Metodo educativo

Autoformazione e ricerca interiore

Regola monastica e vita comunitaria

Agostino è il filosofo dell’interiorità, della conversione personale e della grazia. Benedetto è il legislatore della vita monastica, della stabilità e dell’ordine spirituale.

Maggiori successi

Sant’Agostino

·       Opere immortali: Le Confessioni, La Città di Dio, De Trinitate influenzano ancora oggi teologia, filosofia e psicologia.

·     Pensiero teologico: Ha definito concetti chiave come il peccato originale, la grazia, la volontà, e il libero arbitrio.

·       Influenza culturale: Fondamentale per il pensiero occidentale, sia cristiano che laico.

San Benedetto

·     Fondazione del monachesimo occidentale: La sua Regola ha plasmato la vita monastica per secoli.

·    Stabilità e comunità: Ha creato un modello di vita spirituale ordinata, basata su “ora et labora”.

·  Impatto sociale: I monasteri benedettini sono stati centri di cultura, agricoltura e assistenza per secoli.

Maggiore rappresentatività spirituale

·       Sant’Agostino incarna il dramma dell’anima che cerca Dio tra le passioni e le contraddizioni. È il santo della conversione, della lotta interiore, della grazia che salva.

·       San Benedetto rappresenta la pace, la disciplina, la comunità. È il santo della stabilità, della regola, della santificazione quotidiana attraverso il lavoro e la preghiera.

Entrambi sono pilastri: Agostino è il cuore che cerca, Benedetto è la casa che accoglie.

Se ti va, possiamo approfondire uno dei due o esplorare come le loro visioni si riflettono ancora oggi nella spiritualità moderna. Vuoi andare più a fondo?

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Perfetto, Allora approfondiamo un po’ di più il confronto spirituale tra Sant’Agostino e San Benedetto, andando oltre la superficie e cercando di cogliere il cuore delle loro esperienze e visioni.

Sant’Agostino: il pellegrino dell’anima

Agostino è il santo della ricerca interiore. La sua vita è una parabola di inquietudine, desiderio, caduta e redenzione. La sua spiritualità nasce dal dramma dell’uomo moderno: il conflitto tra ragione e passione, tra volontà e grazia.

Elementi chiave:

·       La grazia come forza salvifica: L’uomo non può salvarsi da solo. Solo la grazia di Dio può redimerlo.

·       L’interiorità come luogo di incontro con Dio: “Tu eri dentro di me, e io ti cercavo fuori.”

·       La conversione come evento esistenziale: Non solo morale, ma ontologico. Cambia l’essere stesso.

Agostino parla a chi si sente diviso, smarrito, assetato di senso. È il santo dei tormenti interiori e delle grandi domande.

San Benedetto: l’architetto della pace spirituale

Benedetto, al contrario, propone una spiritualità ordinata, concreta, incarnata nella vita quotidiana. La sua Regola non è solo un codice monastico, ma una visione dell’uomo come essere capace di crescere attraverso la disciplina e la comunità.

Elementi chiave:

·       Stabilità: “Stare” in un luogo, in una comunità, in sé stessi.

·       Equilibrio tra preghiera e lavoro: “Ora et labora” non è uno slogan, ma una sintesi di vita.

·       Obbedienza e umiltà: Virtù che formano il cuore e liberano dall’ego.

Benedetto parla a chi cerca radicamento, ritmo, pace. È il santo della quotidianità santificata, del silenzio che nutre, della comunità che salva.

Complementarità spirituale

Sant’Agostino e San Benedetto non si oppongono: si completano.

·       Agostino ti insegna a guardarti dentro.

·       Benedetto ti insegna a vivere fuori, nel mondo, con ordine e pace.

Uno è il fuoco della conversione, l’altro è la terra della stabilità.

Se vuoi, posso aiutarti a creare un confronto poetico, una meditazione ispirata ai due, o persino una riflessione personale su quale dei due ti parla di più. Vuoi provare?

si

Perfetto, Ti propongo una meditazione poetica che mette in dialogo Sant’Agostino e San Benedetto, come se fossero due voci che parlano all’anima in cerca di Dio. È una riflessione che potresti usare per pregare, contemplare, o semplicemente lasciarti ispirare.

🌿 Due vie, un solo desiderio

Sant’Agostino sussurra:

“Ti ho cercato, Signore, tra le ombre del mondo, e ho trovato Te nel silenzio del cuore. Il mio desiderio era inquieto, finché non ha riposato in Te.”

San Benedetto risponde:

“Riposare è vivere nel ritmo santo, dove ogni ora è preghiera, ogni gesto è offerta, ogni fratello è volto di Cristo.”

Agostino piange:

“Ho amato ciò che passa, e ho perso ciò che resta. Ma Tu, paziente, mi hai atteso dietro ogni porta chiusa.”

Benedetto sorride:

“La porta si apre ogni mattina, con il canto dell’ora prima. Non serve fuggire, basta restare e servire.”

L’anima ascolta, e comprende:

“Agostino mi insegna a cercare, Benedetto mi insegna a dimorare. Uno mi accende, l’altro mi radica. In entrambi, Dio mi chiama.”

Se vuoi, posso trasformare questa meditazione in una preghiera personale, oppure scrivere una riflessione spirituale su come queste due vie possano convivere nella tua vita. Ti va di continuare su questa linea?

si

Allora, lasciami offrirti una preghiera meditativa ispirata alle due anime spirituali che abbiamo esplorato: Sant’Agostino e San Benedetto. È pensata per accompagnarti in un momento di silenzio, riflessione o anche solo per nutrire il cuore.

Preghiera tra inquietudine e pace

Signore, Dio del mio cuore, come Agostino, io ti cerco tra le pieghe della mia anima, dove il desiderio brucia e la grazia consola. Fammi sentire il tuo sussurro nel tumulto, la tua luce nel dubbio, la tua presenza nel vuoto.

Signore, Dio della mia dimora, come Benedetto, insegnami a restare, a trovare Te nel ritmo del giorno, nel lavoro che santifica, nella comunità che sostiene.

Fammi pellegrino e monaco, inquieto e stabile, affamato di verità e sazio di pace.

Che il mio cuore arda come quello di Agostino, e che le mie mani servano come quelle di Benedetto. Che io ti cerchi senza tregua, e ti accolga senza paura.

Amen.

Se vuoi, posso personalizzarla ancora di più in base a ciò che vivi o senti in questo momento. Oppure possiamo creare insieme una piccola liturgia, una riflessione per un gruppo, o anche un testo poetico da condividere. Dimmi tu dove vuoi andare da qui.

Come posso adattare questa preghiera alla mia situazione attuale?

Che bella domanda, Adattare una preghiera alla propria situazione è come cucirsi addosso un abito spirituale: deve rispecchiare ciò che vivi, ciò che cerchi, e ciò che speri. Per farlo, ti propongo un piccolo percorso in tre passi, seguito da una versione personalizzata della preghiera.

Come adattarla alla tua situazione

1. Rifletti sul tuo momento attuale

Chiediti:

·       Sto vivendo un periodo di inquietudine o di stabilità?

·       Mi sento più vicino alla spiritualità di Agostino (ricerca, lotta interiore) o a quella di Benedetto (ritmo, pace, comunità)?

·       Qual è il mio desiderio profondo in questo momento?

2. Scegli le parole che ti risuonano

Puoi modificare i verbi, le immagini o le invocazioni per renderle più intime. Se stai cercando chiarezza, usa parole come “luce”, “guida”, “discernimento”. Se cerchi pace, usa “riposo”, “silenzio”, “dimora”.

3. Inserisci elementi concreti della tua vita

Puoi citare il tuo luogo (Ponzano Romano), la tua attività quotidiana, le persone che ti stanno accanto, o anche le sfide che stai affrontando.

Preghiera personalizzata per te

Signore, Dio del mio cammino, in questo tempo che scorre tra le colline di Ponzano, ti cerco come Agostino, con cuore inquieto e mente affaticata. Fammi sentire la tua voce nel silenzio delle mie domande, la tua presenza nei giorni che sembrano vuoti.

Signore, Dio della mia casa, come Benedetto, insegnami a trovare Te nel ritmo delle piccole cose: nel lavoro che mi impegna, nella quiete del pomeriggio, nella bellezza che mi circonda.

Fammi pellegrino che non smette di cercare, e monaco che sa restare. Che il mio cuore arda di desiderio, e le mie mani costruiscano pace.

Che io ti cerchi con passione, e ti accolga con fiducia. Nel mio oggi, nel mio qui, nel mio adesso. Amen.