Papa Gregorio Magno
L'eredità Spirituale di Gregorio Magno "...OGGI "
lunedì, gennaio 04, 2021
Evangelizzare vuol dire portare le persone a Cristo facendo un passo indietro
domenica, dicembre 27, 2020
I leali servitori dell'Italia abbandonati alle vendette
venerdì, dicembre 25, 2020
BUON NATALE E FELICE 2021 !!!! ….. VERSO UN FUTURO 2025 AUSPICABILMENTE DA COSTRUIRE E PERCORRERE INSIEME
mercoledì, ottobre 28, 2020
Da Padre Innocenzo Gargano: SIMONE E GIUDA APOSTOLI
[06:59, 28/10/2020] Innocenzo Gargano: SIMONE E GIUDA APOSTOLI
- Quella relativa a “SIMONE AL QUALE DIEDE IL NOME DI PIETRO”, E quella relativa a “GIUDA ISCARIOTA, CHE DIVENNE IL TRADITORE”.
- Il primo un rinnegato e l’ultimo un traditore nei confronti di Gesù.
- Un richiamo voluto per indicare che l’appartenenza alla lista dei chiamati non dà alcuna garanzia di restare fedeli alla chiamata stessa?
lunedì, settembre 28, 2020
TESTI E MASSIME DI GREGORIO MAGNO PAPA
sabato, settembre 19, 2020
TESTI E MASSIME DI GREGORIO MAGNO PAPA
"Per tutti quelli che conoscono il Vangelo, è chiaro che dalla parola del Signore fu affidata la cura della Chiesa universale al santo apostolo Pietro, principe di tutti gli apostoli...Ecco egli riceve le chiavi del regno celeste; a lui è attribuito il potere di legare e di sciogliere; a lui sono affidati la cura e il primato su tutta la Chiesa, e tuttavia non è chiamato apostolo <universale>, ma il santissimo mio confratello nel sacerdozio, Giovanni ( Patriarca di Costantinopoli), fa di tutto per essere chiamato vescovo <universale>. Sono costretto a esclamare e a dire: O tempi, o costumi (O tempora,o mores)...Ecco, tutti siamo soggetti a scandalo per questo. Ritorni, quindi, sulla retta via l'autore dello scandalo e tutti i dissidi cesseranno. Io sono infatti il servitore di tutti i sacerdoti (Ego enim cunctorum sacerdotum servus sum = Ego servus servorum Dei sum)" (Lettere, V, 37. Città Nuova Editrice, Roma 1996, p.183.185-1869.
"Nessuno mai dei miei predecessori (vescovi di Roma) ha acconsentito ad usare questo vocabolo tanto profano (di <universale>), perchè - naturalmente - se uno si fa chiamare patriarca <universale>, viene ad essere diminuito, per gli altri, l'appellativo di <patriarca>. Ma lungi sia ciò, lungi dalla mentalità cristiana che qualcuno voglia attribuirsi ciò per cui si veda - per quanto in piccola parte - diminuito l'onore dei propri fratelli" (Lettere V, 41, Città Nuova Editrice, Roma 1996, pp.201-203).
Questi brani dell'epistolario di Gregorio Magno mi sono stati riportati alla mente dalle parole con cui Papa Francesco ha rivolto il suo primo saluto alla Chiesa di Roma scelta dal Signore - ha ricordato il nuovo Papa - a <presiedere nella carità> a tutte le chiese. Non si tratta in nessun caso infatti di <onori> quali che siano, ai quali darebbe diritto l'essere stati chiamati alla cattedra di Pietro ma di servizio e disponibilità totale verso tutti.
TESTI E MASSIME DI GREGORIO MAGNO PAPA
<Considero che bisogna vigilare con ogni cura affinché colui che è a capo della Chiesa sia puro nei pensieri, esemplare nelle azioni, discreto nel tacere, opportuno nella parola, vicino a ciascuno per la compassione, elevato al di sopra di tutti nella contemplazione unito nell'umiltà con chi opera bene, fermo per lo zelo della giustizia contro i vizi di chi opera male.
Se cerco di approfondire con accurato impegno tutti questi
aspetti, la vastità dei pensieri su ogni punto di vista mi tormenta. Infatti,
come ho detto, bisogna soprattutto curare che chi è a capo della Chiesa sia
puro nei PENSIERI, in quanto nessuna sozzura contamini colui che
ha assunto il compito di purificare le macchie di impurità anche nei cuori
degli altri. Perché è necessario che cerchi di essere pulita la
mano che ha il compito di eliminare il sudiciume, affinché se essa
è sporca e tenta di eliminare il fango, non inquini maggiormente quello che
tocca (ne tacta quaeque deterius inquinet, si sordida
insequens lutum tenet). Per questo è scritto: Purificatevi, voi
che portate i vasi del Signore (Is 52,11)...Un
cuore sacerdotale non segue mai pensieri vaganti, ma si lascia dirigere
solo dalla riflessione (quatenus sacerdotale cor nequaquam
cogitationes fluxae possideant, sed ratio sola constringat)...Il cuore
degli uditori del pastore è penetrato poi meglio da quella parola
che è confermata dalla vita di colui che parla, perché ciò che il
predicatore comanda parlando, se lo mostra con i FATTI ne
aiuta l'imitazione>.
Gregorio Magno, Lettere I, 24: Gregorio a Giovanni di Costantinopoli..., Edizioni Città Nuova, Roma 1996, 148-150).