"L'anima perfettamente compunta veglia si di sé con grande impegno cercando la verità e, per non essere ingannata dall'immaginazione di una visione limitata, respinge tutte le immagini che le si affacciano (anima perfecte compuncta hoc summopere invigilat, ne cum veritatem quaerit, eam imaginatio circumscriptae visionis illudat, cunctasque sibi obviantes imagines respuit). Poiché a causa di esse è caduta al di sotto di sé, si sforza di andare al di sopra di sé senza di esse; e dopo essersi dannosamente dispersa in molte cose, cerca di raccogliersi in una sola (in unum se colligere nititur), per contemplare - se in lei prevale la grande forza dell'amore - l'Essere che è uno e spirituale . Così è ammessa ad una certa insolita dolcezza di gusto interiore e, sotto l'influsso di un certo ardore spirituale rapidamente si rinnova; e quanto più lo sperimenta tanto più brama ciò che ama; e aspira a penetrare ciò di cui avverte interiormente il gusto (ad hoc intrare appetit quod sibi dulce sapere intrinsecus sentit)".
Commento morale a Giobbe, V, XXIII, 42.43. Città Nuova Editrice/3 Roma 1997, p.323.
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