"Non considerando ciò che qualcuno è, ma ciò che può nella considerazione della gente, siamo influenzati non dalle persone, ma dalle cose esteriori...perché quando si ritiene qualcuno degno di onore per le cose che possiede, si finisce col postporlo nel nostro giudizio alle sue cose.
(Cumque non intuemur quid ipse sit homo, sed quid prosit in acceptione personarum, non ex personis, sed ex rebus adiacentibus ducimur... quia dum pro his quae erga illum sunt honorabilis habetur, rebus suis in examine nostro postponitur)".
Commento morale a Giobbe, V, XXV, 1. Città Nuova Editrice/3, Roma 1997, p.399.
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