"Quando la coscienza rinuncia ad esaminarsi, si assopisce in un certo torpore senile, perché trascurando se stessa e perdendo insensibilmente il vigore che si era prefisso, senza avvedersene invecchia rispetto alla robustezza di prima (Cum indiscussa mens relinquitur, in quodam senio torporis sopitur, quia sui neglegens et propositum robur insensibiliter perdens, a forma prioris fortitudinis dum nescit senescit)".
Commento morale a Giobbe, V, XXV, 14. Città Nuova Editrice/3, Roma 1997, p.411.
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