"Il pastore d'anime si associ con umiltà a quanti compiono il bene e si opponga per amore di giustizia ai vizi dei peccatori, così da non ergersi in nessun modo sopra gli onesti, ma in modo da prendere coscienza della sua autorità quando la colpa dei malvagi lo esige. Così, non tenendo conto degli onori si ritenga pari ai sudditi che vivono onestamente, senza temere di difendere i diritti della giustizia nei confronti dei malvagi (quantenus et honore suppresso aequalem se subditis bene viventibus deputet, et erga perversos iura rectitudinis non exercere formidet)".
Regola pastorale II, 6. Città Nuova Editrice, Roma 2008, p.53.
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