"Chi versa lacrime sul male compiuto ma non se ne distacca, incorre in una colpa che merita una pena più grave, perché disprezza il perdono che ha potuto ottenere col pianto e - per così dire - si avvoltola in un acqua fangosa; sottraendo alle sue lacrime l'onestà della condotta le rende sordide agli occhi di Dio...Trascura di mantenersi senza macchia, dopo essersi purificato, chi non custodisce l'innocenza della vita dopo aver pianto".
Regola pastorale, III, 30. Città Nuova Editrice, Roma 2008, p.207.
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