Parco Archeologico Religioso CELio

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martedì, marzo 19, 2013

TESTI E MASSIME DI GREGORIO MAGNO PAPA

"La sorella di Benedetto da Norcia, di nome Scolastica, consacrata al Signore fin dalla più tenera età, soleva fare visita a suo fratello una volta all'anno. In quell'occasione Benedetto scendeva ad incontrarla in una dipendenza del monastero.
Un giorno dunque, come di consueto, si incontrarono e trascorsero l'intera giornata insieme parlando delle cose di Dio. A sera cenarono insieme e stavano ancora a mensa, quando Benedetto si accorse che s'era fatto tardi e voleva a tutti i costi rientrare in monastero. Ma la sorella insisteva: <Ti prego, resta con me durante tutta la notte, perché ho tanto desiderio di parlare ancora con te delle cose di Dio fino all'alba>.  Benedetto rispose: <No, sorella mia, non posso proprio trattenermi di notte fuori dal monastero>...
La sorella allora, reclinando il capo sulle mani, sparse sulla mensa un tale fiume di lacrime da trasformare in pioggia, con esse, il sereno del cielo. E la pioggia torrenziale fu talmente immediata che la donna fece appena in tempo ad alzare il capo dalla tavola, che già scoppiavano tuoni a non finire mentre la pioggia scrosciava a catinelle. Benedetto, vedendosi sommerso da lampi, tuoni e inondazione di acqua, si accorse che non poteva proprio tornare al monastero. Così, distrutto, disse rattristato a Scolastica: <Dio ti perdoni sorella mia. Cosa hai fatto?>. Rispose serenamente la sorella: <Vedi, io ho pregato te, e tu non hai voluto ascoltarmi. Ho pregato il mio Signore, ed egli mi ha esaudita prontamente. Ora esci se puoi; lasciami pure e vedi se riesci a tornare al monastero>".
Commenta Gregorio: "Contrariamente a quanto desiderava, Benedetto si trovò così davanti a un miracolo operato per potenza di  Dio dal cuore di una donna che bruciava d'amore. E non c'è da meravigliarsi se in quell'occasione poté di più la sorella, che desiderava con tutta se stessa di trattenersi più a lungo con lui. Infatti poté di più colei che amò di più (plus potuit quae amplius amavit)" (Dialoghi, II, XXXIII, 2-5, passim, Edizioni Città Nuova, Roma 2000, pp.201-203).

Il Papa Francesco ci ha parlato nell'omelia di oggi del bisogno che tutti abbiamo della tenerezza. Una parola finalmente sdoganata e pronta ad essere utilizzata senza falsi pudori nei nostri rapporti per concedere a tutti una goccia preziosa di felicità? Gregorio Magno era arrivato al punto di parlare di scrosci incontenibili di pioggia esplosi dalla tenerezza di una donna che sapeva amare!  

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