"Colui che ha cura d'anime sia puro nei pensieri, esemplare nelle azioni, discreto nel tacere, opportuno nella parola, vicino a ciascuno per la compassione, elevato al di sopra di tutti nella contemplazione (rector animarum sit mundus, operatione praecipuus, discretus in silentio, utilis in verbo, singulis compassione proximus, prae cunctis contemplatione suspensus), unito nell'umiltà con chi opera bene, ma fermo per zelo di giustizia contro i vizi di chi opera male (bene agentibus per humilitatem socius, contra delinquentium vitia per zelum iustitiae erectus) .
Quando cerco di approfondire tutto questo mi afferra l'angoscia (angustat), perché capisco che nessuna sporcizia dovrebbe contaminare chi ha accettato il compito di purificare, oltre al proprio, anche i cuori degli altri (nulla hunc immunditia polluat, qui hoc suscepit officii, ut in alienis quoque cordibus pollutionis maculas tergat). Infatti deve essere pulita prima essa stessa la mano che intende ripulire gli altri dal fango se non vuole rischiare di inquinarli ancora di più con la propria sozzura (esse munda studeat manus quae diluere sordes curat ne tacta quaeque deterius inquinet, si sordida insequens lutum tenet)".
(Lettere I, 24. Editrice Città Nuova, Roma 1996, pp. 149-151)
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