Parco Archeologico Religioso CELio

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lunedì, ottobre 21, 2013

TESTI E MASSIME DI GREGORIO MAGNO PAPA

GREGORIO A LEANDRO VESCOVO DELLA SPAGNA/3

"Quando aggiungiamo colpe a colpe compiamo anche ciò che è detto per bocca di un profeta: <sangue ha toccato sangue> (Os 4,2). Si dice sangue tocca sangue, quando si aggiunge colpa a colpa, così che si accumula il peso dell'iniquità (sanguis sanguinem tangere dicitur, cum culpa culpae adiungitur, ut iniquitatis cumulus multiplicetur). Perciò ti supplico, in nome di Dio Onnipotente: tienimi con la mano della tua preghiera, caduto come sono nei flutti di un grave turbamento. Quasi navigavo sotto vento propizio, mentre vivevo tranquillamente in monastero (quasi prospero flatu navigabam, cum tranquillam vitam in monasterio ducerem). Ma improvvisamente è sorta la tempesta con i suoi sobbalzi da procella e mi ha rapito nel suo turbinio; ho perduto la prosperità del viaggio, perché, smarrita la quiete, ho subìto il naufragio della mente (procellosis subito motibus tempestas exorta in sua perturbatione me rapuit, et prosperitatem itineris amisi, quia quiete perdita mentis naufragium pertuli). Ecco, ora mi trovo fra le onde e cerco la tavola della tua intercessione, affinché, dal momento che non ho meritato di arrivare al porto da ricco con la nave intatta, almeno raggiunga il litorale dopo i danni, aggrappato ad una provvidenziale tavoletta (qui navi integra dives pervenire non merui, saltem post damna ad litus per tabulam reducar).
Mi scrivi di essere tormentato dai fastidi della gotta. Sono tribolato anch'io di continuo dallo stesso dolore. Ma l'uno e l'altro sappiamo anche di poter ricevere conforto se, tra questi strazi, ci ricordiamo dei peccati commessi. Queste cose non sono affatto flagelli, ma doni provvidenziali, se permettono, a noi che peccammo nei piaceri della carne, di purificarci soffrendo appunto nella carne (haec non iam flagella sed dona esse conspicimus, si, qui carnis delectatione peccavimus, carnis dolore purgamur)". 

(Lettere, IX, 228. Città Nuova Edtrice, Roma 1998, p. 491).

Papa Gregorio, trasparente come un bambino, non si vergogna di constatare il proprio fallimento. Voleva essere un semplice monaco, protetto dalla quiete del suo monastero, e invece... E, come se non fosse bastata la tragedia di un vero e proprio naufragio dei progetti vocazionali degli inizi, si aggiungono adesso anche i fastidi della gotta che mordono intrecciati ai ricordi amari dei peccati commessi in gioventù. E tuttavia non si tratta questa volta di flagelli, ma addirittura di doni, perché <qui carnis delectatione peccavimus, carnis dolore purgamur>.

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