Parco Archeologico Religioso CELio

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domenica, ottobre 20, 2013

TESTI E MASSIME DI GREGORIO MAGNO PAPA

GREGORIO A LEANDRO VESCOVO DELLA SPAGNA /2
 
"La tua lettera dice che la mia vita è degna di imitazione da parte di tutti. Ma ciò che non è così dovrebbe diventare così, affinché non mentisca chi non è abituato a mentire. A queste tue espressioni rispondo comunque in breve con le parole di una santa donna: <Non chiamatemi Noemi, cioè Bella, ma chiamatemi Mara, perché sono piena di amarezza> (Rut 1,20). Non sono oggi, mio buon uomo, quello che tu hai conosciuto. Avanzando esteriormente, ti confesso che sono decaduto molto interiormente (Neque enim bone vir, hodie ego sum ille quem nosti. Multum, fateor, exterius proficiendo interius cecidi), e temo di essere fra coloro dei quali è scritto: <Li facesti cadere, mentre si elevavano> (Sal 72,18). Si fa cadere colui che si eleva, quando uno avanza negli onori e cade nella condotta di vita (cum allevatur enim deicitur, qui honoribus proficit et moribus cadit). Io, infatti, seguendo le vie del mio capo, avevo stabilito (decreveram) di essere ad ogni costo l'obbrobrio degli uomini e il rifiuto della plebe e di correre nella sorte di colui del quale di nuovo per bocca del salmista è detto: <Ho disposto le sue salite nella valle delle lacrime> (Sal 83, 6), per ascendere cioè tanto più autenticamente dentro, quanto più umilmente giacessi fuori lungo la valle delle lacrime (ut videlicet tanto verius intus ascenderem, quanto per convallem lacrimarum foris humilius iacerem). Ma ora (At nunc) mi deprime il peso dell'onore, mi frastornano le innumerevoli faccende, e mentre l'animo si raccoglie davanti a Dio, queste lo dilaniano con le loro sollecitazioni come per mezzo di spade. Non c'è quiete nel mio cuore (Nulla cordi quies est). Prostrato esso giace sul fondo, depresso dal peso dei suoi pensieri. O raramente o per nulla lo solleva in alto il volo della contemplazione (Aut rara valde aut nulla hoc in sublimibus penna contemplationis levat). La mente inerte è intorpidita e, portata già quasi all'intontimento dalle cure temporali che le latrano attorno, è costretta a disporre alcune faccende anche con colpa (quaedam etiam cum culpa disponere)". 

(Lettere IX, 228. Città Nuova Editrice, Roma 1998, pp.489-491).

Che starordinario uomo questo Gregorio Magno!

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