Gregorio a Massimo vescovo
"Questo, fratello carissimo, è il significato ultimo dell'onore di portare il palio:
mostrarti con cuore umile nelle circostanze liete (in prosperis humilem) e sostenuto quanto è giusto, in quelle avverse;
essere amico dei buoni, contrario ai cattivi (amicum bonis perversis contrarium);
non mostrare mai parzialità verso nessuno contro la verità (nullius umquam faciem contra veritatem recipiens);
non chiudere mai la bocca a chi parla a favore della verità (nullius umquam faciem pro veritate loquentem premens);
insistere sulle opere di misericordia secondo le proprie forze economiche (misericordiae operibus iuxta virtutem substantiae insistere) desiderando di proseguire a compierle anche contro le proprie possibilità (et tamen insistere etiam contra virtutem cupiens);
soffrire con gli infermi (infirmis compatiens);
godere con chi ti vuole bene ( benevolentibus congaudens);
considerare proprio il danno altrui (aliena damna propria deputans);
esultare delle gioie degli altri come fossero proprie (de alienis gaudiis tanquam de propriis exsultans);
accendersi di furore nel correggere i vizi (in corrigendis vitiis saeviens);
accarezzare gli animi di chi ascolta per favorire le virtù (in fovendis virtutibus auditorum animum demulcens) ;
giudicare senza ira (iudicium sine ira tenens);
non tralasciare di intervenire al momento opportuno con severità (in tranquillitate autem severitatis censuram non deserens)".
(Lettere IX, 234. Città Nuova Editrice, Roma 1998, p. 509).
Nessun commento:
Posta un commento