"Siccome dalla mia <lectio divina> ho capito che l'avarizia è sinonimo di idolatria (Cum divinae lectionis testimonio idolorum servitus avaritia nuncupetur), so adesso con quanto impegno essa debba essere espulsa dal tempio di Dio (quo studio de templo Dei sit pellenda). E invece - lo diciamo gemendo - non è affatto evitata da alcuni sacerdoti la feroce cupidigia che rende schiavo il cuore e convince che sia lecito il male. (Tenet enim captivum cor saeva cupiditas et licitum suadet esse malum). Può succedere così che sotto il suo comando si arrivi a uccidere con un unico colpo di spada sia chi dà che chi riceve (ut uno eodemque gladio et dantem et accipientem interimat)....Come farà a custodire integro l'ovile delle pecore chi invita il lupo ad entrare? (Quando ovium saepta inviolata custodiat qui intrare lupum invitat?). Che orrore! Uno si è sporcato le mani con ricompense illecite e crede di elevare in alto gli altri con la sua benedizione! (Illicito manus munere polluit et alios se benedictione credit erigere!).
(Lettere XI, 38. Città Nuova Editrice, Roma 1999, p.121).
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