Parco Archeologico Religioso CELio

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martedì, novembre 12, 2013

TESTI E MASSIME DI GREGORIO MAGNO PAPA

GREGORIO AD AGOSTINO VESCOVO DEGLI ANGLI

"Occorre fratello carissimo che, per questi prodigi che, per opera di Dio, compi esternamente, tu ti esamini sempre con attenzione e cerchi di capire a fondo te stesso, chi tu sia (ut inter ea quae operante Deo exterius facis semper te interius subtiliter iudices ac subtiliter intellegas et temetipsum, quis sis), e quanto grande sia la grazia elargita a quel popolo, per la cui conversione hai ricevuto anche il dono di compiere miracoli e, qualora ti ricordi di aver peccato contro il nostro creatore con parole e con opere, richiamati continuamente alla memoria questi fatti, perché il ricordo del peccato tenga a freno il sorgere della vanagloria nel cuore (ut surgentem cordis gloriam memoria reatus premat). Inoltre tutto ciò che ricevi e hai ricevuto circa la capacità di compiere miracoli, devi reputarlo come concesso non a te ma a coloro per la cui salvezza questo dono ti è stato conferito (et quicquid de faciendis signis acceperis et accepisti, haec non tibi sed illis deputes donata, pro quorum tibi salute collocata sunt)...Quando ti ritrovi poi al centro di segni e prodigi, cerca di fare bene attenzione ai tuoi pensieri, perché non succeda per caso che tu ti vanti di queste cose godendo della tua propria esaltazione (valde ergo premendus est animus inter signa et miracula, ne fortasse in his propriam gloriam quaerat et privato suae exaltationis gaudio exsultet). Quando succedono dei miracoli bisogna cercare infatti il bene delle anime e orientare tutto a gloria di colui per il cui potere si compiono simili prodigi. Uno solo è, del resto, il segno che il Signore ci ha dato (Unum vero nobis Dominus signum dedit, de quo et vehementer gaudere), del quale godere e per il quale possiamo riconoscere in noi la gloria della predilezione divina, quando dice: <In questo si riconoscerà che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri (si dilectionem habueritis ad invicem)>".

(Lettere XI, 36. Città Nuova Editrice, Roma 1999, pp.113-115).

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