"La malattia, fratello carissimo, ci costringe a fare molte cose, per le quali, se fossimo sani, saremmo giustamente riprovevoli. Ma poiché non si può stare in piedi, posti come siamo in questo fragile corpo, se non ci assoggettiamo alle sue debolezze, non dobbiamo arrossire di quello che ci impone la necessità (erubescere quod imponit necessitas non debemus)".
(Lettere XIII,28. Città Nuova Editrice, Roma 1999, p. 263).
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