"Quando uno compie il bene ancora per timore vuol dire che non si è allontanato del tutto dal male (cum adhuc timore bona agit, a malo penitus non recessit): sarebbe disposto a peccare, qualora potesse farlo impunemente: per ciò stesso pecca. Perciò il testo biblico, dopo aver detto che Giobbe temeva Dio, aggiunge che era anche alieno dal male: infatti quando al timore subentra l'amore, la colpa rimasta nell'anima viene eliminata dal fermo proposito della volontà (quia dum metum caritas sequitur, ea quae mente relinquitur, etiam per cogitationis propositum culpa calcatur)".
Commento morale a Giobbe,I, 1, 37. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 141.
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