"Egli è lo stesso che passa e che si ferma (Ipse est ergo qui transit, ipse qui stat). Passa perché quando lo riconosciamo non possiamo trattenerlo; si ferma perché, per quanto possiamo conoscerlo, appare immutabile. Poiché dunque colui che è sempre lo stesso si scorge di passaggio e fugacemente, Dio appare nel contempo uno che passa e che rimane (Simul Deus et transiens et stans videtur)".
Commento morale a Giobbe, I, V, 63. Città Nuova Editrice/1. Roma 1992, p.447.
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