"Si può distinguere il valore e l'efficacia di quelli che parlano, in quattro gruppi (Vis quippe et summa loquentium, quadrifaria qualitate distinguitur). Alcuni possiedono ricchezza di pensiero e di parole; altri sono poveri di idee e di parole; altri sanno esporre le cose con efficacia, ma non possiedono profondità di pensiero; altri infine sono profondi, ma non sanno dire due parole... Ora di questi quattro gruppi, solo il terzo è biasimevole, perché per mezzo della parola si arroga quello di cui non è all'altezza per ingegno. Il primo merita lode perché vale per ambedue le cose; il secondo è da compatire perché umilmente riconosce di essere privo di ambedue le cose; il quarto va aiutato perché arrivi ad esprimere quel che sente; ma il terzo va disprezzato e represso, perché mentre si leva in alto con la parola resta in basso col pensiero ed è simile agli strumenti che si gonfiano d'aria, fanno giungere alle orecchie di chi ascolta parole altisonanti, ma sono vuoti".
Commento morale a Giobbe, II, VIII, 58. Città Nuova Editrice/1, Roma 1992, p. 671.
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