"Quando un animo perverso si rende conto di essere caduto in peccato, con una certa superficialità cerca di sfuggire ai lacci del peccato; ma temendo i ricatti o il disprezzo della gente è disposto a morire per sempre anziché sopportare per un certo tempo qualche avversità. Così si abbandona totalmente ai vizi ai quali si sente ormai definitivamente vincolato...E più si considera legato al male e più dispera del suo ritorno a Dio (quia se quo malis obligatum pensat eo de suo reditu desperat)".
Commento morale a Giobbe, III, XIV, 14. Città Nuova Editrice/2, Roma 1994, p. 363.
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