"Quando i giusti prendono la parola, si propongono due cose nei loro discorsi: essere utili a quelli che qascoltano e a se stessi; o almeno a se stessi, se non riescono ad essere utili a quelli che ascoltano. Se infatti le parole giuste che dicono vengono accolte bene, giovano, a un tempo, a se stessi e a quelli che ascoltano. Se invece vengono derise da quelli che ascoltano, giovano sicuramente a se stessi, perché si sono liberati dalla colpa del silenzio (Cum vero ab auditoribus deridentur, sibi procul dubio praestiterunt quos a culpa silentii liberos fecerunt)".
Commento morale a Giobbe, III, XV, 41. Città Nuova Editrice/2, Roma 1994, p. 467.
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