"Il beato Giobbe, e mediante le sue sofferenza e mediante il suo nome, simboleggia le dofferenze del nostro Redentore e del suo Corpo, cioè della Chiesa....Il santo quindi con le sue ferite e con le sue parole parla dei suoi casi in modo tale da alludere anche ai nostri, e per lo più, grazie allo spirito della profezia, va al di là dei fatti presenti e racconta il futuro; qualche volta, invece, si occupa del presente senza alludere al futuro. E così, tenendo conto dei limiti di questa distinzione, la nostra comprensione seguirà il cambiamento della sua voce per adegurasi al suo pensiero in modo tanto più fedele se riuscirà a immedesimarsi con la sua voce (cum immutatione vocis illius nostra quoque nostra quoque intellegentia alternet, ut tanto verius eius sensibus congruat, quanto se et cum eius vocibus immutata)".
Commento morale a Giobbe, IV, XVII, I,1, Città Nuova Editrice/2, Roma 1994, p.577.
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