"Davanti a Lui sono sempre sconvolto e pensando a Lui sono in preda allo spavento (Gb 23,15). I giusti infatti ricorrono sempre al tribunale segreto del proprio cuore, scorgono la forza del rigore che vi si nasconde e si presentano al giudizio della maestà presente nell'intimo, per essere un giorno tanto più sicuri quanto meno hanno voluto esserlo durante questa vita (Semper etenim iusti viri ad cordis secretarium redeunt, vim occultae districtionis intuentur, maiestatis intimae iudicio assistunt, ut eo magis quandoque securi sint, quo hic quamdiu viverent securi esse noluerunt)".
Commento Morale a Giobbe, III, XVI, 50. Città Nuova Editrice/2, Roma 1994, p. 545.
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