"La sapienza è la luce, e anche i Servi della Sapienza sono luce; ma la Sapienza è la luce che illumina, questi invece sono luce illuminata...In un modo dunque si deve venerare la luce che illumina e in un altro la luce illuminata; in un modo la giustizia che rende giusti e in un altro la giustizia resa giusta. Infatti la Sapienza ha in Sé l'essere e il sapere, e il suo essere non si distingue dal suo sapere; ma i servi della Sapienza possono sì essere sapienti, tuttavia il loro sapeere non si identifica con il loro essere. La Sapienza sola, insieme con il Padre e con lo Spirito santo, veramente è; in confronto alla sua essenza il nostro essere è inesistente. Se ci teniamo stretti a Lui, noi siamo e viviamo e siamo sapienti; ma se ci paragoniamo a Lui, né siamo sapienti, né in alcun modo viviamo, né siamo".
Commento morale a Giobbe, IV, XVIII, 81. Città Nuova Editrice/2, Roma 1994, pp.713-715.
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