"Si richiede minor coraggio e lotta ad affrontare i mali di fuori senza doverne subire dentro, ma il valore degno di lode perfetta sta nel subire avversità che vengono dal di fuori con animo forte e le avversità che vengono dall'interno con con mitezza... De resto siamo tanto più disposti a perdonare di cuore i torti ricevuti, se riconosciamo i nostri torti verso il prossimo (Quae contra nos illata citius a corde laxamus, si nostra circa proximos errata cognoscimus). Infatti se pensiamo come ci siamo comportati noi verso gli altri proviamo meno dolore per il comportamento degli altri verso di noi, perché l'ingiustizia degli altri risarcisce in noi ciò di cui la nostra coscienza giustamente ci accusa (quia aliena iniustitia in nobis vindicat quod in se iuste nostra conscientia accusat)".
Commento morale a Giobbe, IV, XXII, 26. Città Nuova Editrice/3, Roma 1997, p.241.
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