"Chi perde l'occhio dell'amore
non sa dove mettere il piede
per ben operare.
(Nec videt iam
quo tendat pedem boni operis,
qui oculum perdidit dilectionis)".
Commento morale a Giobbe, IV, XXI, 34. Città Nuova Editrice/3, Roma 1997, p. 209.
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