"Constatiamo facilmente nella nostra vita che quando qualcuno viene colpito e, dopo essere stato colpito si corregge, si è trattato dell'insegnamento di un Padre e non dell'ira di un Giudice: la sofferenza subìta è frutto di amore di chi corregge, e rigore di chi punisce.
(Constat autem quia in hac vita cum (Deus) percutit, si percussionem correctio sequitur, disciplina Patris est, non ira Iudicis, amor corrigentis est, non districtio punientis)".
Commento morale a Giobbe, IV, XXI, 36. Città Nuova Editrice/3, Roma 1997, p. 211.
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