"Chi vede crscere la sua fama come il chiaro di luna e ne gode nel segreto dell'anima, a chi si preferisce costui se non al Creatore, dal quale riceve il dono di operare bene, e tuttavia nel dono di lui si rallegra del favore che la lode gli procura? E' vero che talvolta anche i santi godono della buona opinione che si ha di loro; ma è perché ritengono, mediante questa, di giovare a coloro che li ascoltano (Quamvis nonnumquam etiam sancti viri de bona sua opinione gaudeant; sed cum per hanc ad meliora proficere audientes pensant). Non godono della propria celebrità, ma dell'utilità che essa procura al prossimo, perché altro è cercare la propria rinomanza e altro è godere del progresso degli altri. (Non iam de opinione sua, sed de proximorum gaudent utilitate, quia aliud est favores quaerere, et aliud de profectibus exsultare) ".
Commento morale a Giobbe, IV, XXII, 18. Città Nuova Editrice/3, Roma 1997, p.233.
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