"Se non ci liberiamo dall'assillo delle cose esteriori non raggiungeremo mai il culmine della contemplazione. Infatti non riusciremo mai a veder bene noi stessi, per capire che altro è la parte razionale che guida e altro è la parte animale che va guidato, se non faremo tacere ogni perturbazione esteriore, ricorrendo al segreto del silenzio di queste cose (Nequaquam nosmetipsos intuemur, ut sciamus aliud in nobis esse rationale quod regit, aliud animale quod regitur, nisi ad secretum huius silentii recurrentes, ab omni exterius perturbatione sopiamur)".
Commento morale a Giobbe, VI, XXX, 54. Città Nuova Editrice1/4,p. 207.
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