"Gli umili, abbassandosi, raggiungono il cielo, mentre i superbi, che disprezzando gli altri hanno l'aria di elevarsi in alto, volgono il loro desiderio alle cose infime, e quanto più si sforzano di sollevarsi in alto tanto più finiscono per precipitare in basso. Gli uni, disprezzando se stessi, si uniscono agli spiriti celesti; gli altri, innalzandosi, si separano dai più alti. In conclusione, quelli che si innalzano si abbassano e quelli che si abbassano si innalzano.
(miro et diverso more res agitur, ut humiles caelum petant, dum se infra deiciunt; superbi infima appetant, dum despiciendo ceteros, quasi in altioribus extolluntur. Isti se, dum despiciunt caelestibus iunguntur; illi, dum se erigunt, a superioribus dividuntur, atque ut ita dixerim, illi se elevantes deprimunt, isti deprimentes elevant)".
Commento morale a Giobbe, VI, XXXII, 13. Città Nuova Editrice 1/4, Roma 2001, p.363
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