"Non si eserciti il potere sui sudditi se non con estrema trepidazione. Questo timore, mentre tiene in umiltà lo spirito del presule, lo purifica, perché l'orgoglio non lo esalti, il piacere carnale non lo contamini, l'assalto dei vani pensieri non lo confonda mediante la bramosia dei beni della terra... Il vizio che induce in tentazione mediante il suo fascino non prenda il sopravvento con la dolcezza del piacere, la quale, se respinta troppo tardi dall'anima, potrebbe portare alla morte con l'arma affilata del consenso (ne vitium quod per suggestionem temptat, mollitie delectationis subigat, cumque haec ab animo tarde repellitur, mucrone consensus occidat)".
Regola pastorale, II, 13. Città Nuova Edtrice, Roma 2008, p.39.
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