"E' necessario che chi ha cura d'anime distingua con vigile impegno le virtù dai vizi, per evitare:
-se l'avarizia prende poso nel suo cuore, di esultare perché sembra sobrio nelle elargizioni magari commiserandosi, per essere stato generoso quando sperpera con prodigalità;
-di condurre i sudditi agli eterni supplizi col transigere su ciò che avrebbe dovuto colpire;
-di scagliarsi in forme smodate contro il peccato sino a cadere egli stesso in una colpa più grave;
-di affrontare con leggerezza, intervenendo in forme intempestive, su ciò che avrebbe potuto essere gestito correttamente e con prudenza;
-di trascinare al peggio il valore di una azione con il differirla".
Regola pastorale II, 10. Città Nuova Editrice, Roma 2008, p. 73.
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