"La sorella di Benedetto da Norcia, di nome Scolastica, consacrata
al Signore fin dalla più tenera età, soleva fare visita a suo fratello una
volta all'anno. In quell'occasione Benedetto scendeva ad incontrarla in
una dipendenza del monastero.
Un giorno dunque, come di consueto, si incontrarono e
trascorsero l'intera giornata insieme parlando delle cose di Dio. A sera
cenarono insieme e stavano ancora a mensa, quando Benedetto si accorse che
s'era fatto tardi e voleva a tutti i costi rientrare in monastero. Ma la
sorella insisteva: <Ti prego, resta con me durante tutta la notte,
perché ho tanto desiderio di parlare ancora con te delle cose di Dio fino
all'alba>. Benedetto rispose: <No, sorella mia, non posso proprio
trattenermi di notte fuori dal monastero>...
La sorella allora, reclinando il capo sulle mani, sparse sulla
mensa un tale fiume di lacrime da trasformare in pioggia, con esse, il sereno
del cielo. E la pioggia torrenziale fu talmente immediata che la donna fece
appena in tempo ad alzare il capo dalla tavola, che già scoppiavano tuoni
a non finire mentre la pioggia scrosciava a catinelle. Benedetto,
vedendosi sommerso da lampi, tuoni e inondazione di acqua, si accorse che non
poteva proprio tornare al monastero. Così, distrutto, disse rattristato a
Scolastica: <Dio ti perdoni sorella mia. Cosa hai fatto?>. Rispose
serenamente la sorella: <Vedi, io ho pregato te, e tu non hai
voluto ascoltarmi. Ho pregato il mio Signore, ed egli mi ha esaudita
prontamente. Ora esci se puoi; lasciami pure e vedi se riesci a
tornare al monastero>".
Commenta Gregorio: "Contrariamente a quanto desiderava,
Benedetto si trovò così davanti a un miracolo operato per
potenza di Dio dal cuore di una donna che bruciava d'amore. E
non c'è da meravigliarsi se in quell'occasione poté di più la sorella, che
desiderava con tutta se stessa di trattenersi più a lungo con lui.
Infatti poté di più colei che amò di più (plus
potuit quae amplius amavit)" (Dialoghi, II,
XXXIII, 2-5, passim, Edizioni Città Nuova, Roma 2000, pp.201-203).
Il Papa Francesco ci ha parlato nell'omelia di oggi del bisogno
che tutti abbiamo della tenerezza. Una parola
finalmente sdoganata e pronta ad essere utilizzata senza falsi pudori nei
nostri rapporti per concedere a tutti una goccia preziosa di
felicità? Gregorio Magno era arrivato al punto di parlare di scrosci incontenibili
di pioggia esplosi dalla tenerezza di una donna che sapeva
amare!
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