Parco Archeologico Religioso CELio

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sabato, luglio 04, 2020

Vangelo - Padre Gargano


Vangelo - Padre  Gargano
Gv 20, 24 - 29

Oggi è  la festa di San Tommaso uno dei Dodici
Chiamato Didimo che significa gemello. 

Tutti si chiedono: gemello di chi? Forse di ognuno di noi che potrebbe  certamente fare obiezioni analoghe alla sua: "SE NON VEDO NELLE SUE MANI IL SEGNO DEI CHIODI E NON METTO IL MIO DITO NEL SEGNO DEI CHIODI E NON METTO LA MIA MANO NEL SUO FIANCO, IO NON CREDO".

E Gesù, otto giorni dopo, interviene ma interviene per andare incontro a Tommaso non ai suoi di didimi che potremmo essere ciascuno di noi!

Dunque se Tommaso riceve la risposta desiderata noi non riceviamo assolutamente nulla se non ciò  che l'Apostolo stesso testimoniera' eventualmente ai suoi gemelli i quali sembra però che vengano definiti addirittura beati a differenza dell' Apostolo che invece viene, sia pure bonariamente, rimproverato: "PERCHÉ  MI HAI VEDUTO, TU HAI CREDUTO; BEATI QUELLI CHE NON HANNO VISTO E HANNO CREDUTO".

San Gregorio Magno ringrazia Tommaso perché  il suo dubbio ha permesso la nascita della nostra fede e Dante arriva  a dichiarare  che il dubbio è un pollone della pianta della verità. 

In tutti e due i casi il dubbio di Tommaso non sembra dunque essere una palese incredulità  ma piuttosto un propellente provvidenziale della fede.

E infatti se la fede non fosse continuamente tentata si muterebbe in creduloneria.

Gesù,  che è  molto consapevole di questo rischio, va dunque incontro a Tommaso rispettandolo nelle sue personali convinzioni che, nel suo caso, davano estrema importanza al senso del tatto introdotto dal senso della vista.

Ma la narrazione evangelica propone anche altri elementi come l'attraversamento di PORTE CHIUSE e la voce augurante di 'PACE A VOI!' che seguono la TESTIMONIANZA degli altri dieci: "ABBIAMO VISTO IL SIGNORE!".

L'aposto Paolo vi avrebbe aggiunto la gioia ineffabile di poter gridare "ABBA' PADRE" sentendosi riconciliati da ogni peccato ed elevati alla dignità  di figli di Dio.

L'uomo a noi contemporaneo porrebbe altre domande e farebbe forze più  fatica di Tommaso  a gridare: "SIGNORE MIO E DIO MIO!".

E tuttavia una cosa è  certa: non è  Tommaso che conquista la certezza della Verità  ma è la Verità che si lascia vedere e toccare da Tommaso.

Per cui l'insegnamento che viene dal Vangelo di oggi potrebbe essere piuttosto un richiamo delicato ma estremamente preciso: Non è l'uomo che può presumere di scoprire la Verità  ma è  piuttosto la Verità  che, manifestandosi  in tutta la sua pienezza,
mette a nudo le pretese dell'uomo e lo invita addirittura ad
aprire gli occhi sulla esperienza di Beatitudine e di Felicità da cui viene colmato
se ha il coraggio di fidarsi dei propri dieci fratelli che gli testimoniano la Verità 
e finalmente di affidarsi
In silenzio adorante
al Mistero in cui abita,
nel massimo della sua stessa intimità,  il suo SIGNORE e il suo DIO.

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