Parco Archeologico Religioso CELio

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martedì, settembre 10, 2013

TESTI E MASSIME DI GREGORIO MAGNO PAPA

II edizione corretta.

GREGORIO A EULOGIO VESCOVO DI ALESSANDRIA
 
"La vostra Beatitudine si è data cura di indicarmi che essa non scrive più utilizzando appellativi superbi, che nacquero dalla radice della vanità. Però mi parla usando l'espressione: <Come avete comandato>. Questa parola di comando vi chiedo di tenerla lontana dal mio udito, perché so bene chi sono io e chi siete voi. Per il posto che occupate mi siete fratello, per la condotta mi siete padre. Non ho comandato, ma  ho cercato di indicare ciò che mi sembrava utile (Quod verbum iussionis, peto, a meo auditu removete, quia scio qui sum, qui estis: loco enim mihi fratres estis, moribus patres. Non ergo iussi, sed quae utilia visa sunt indicare curavi). Non riscontro però che la vostra beatitudine abbia ricordato bene ciò che avevo presentato alla vostra memoria. Infatti vi ho detto che né con me, né con nessun altro dovete scrivere qualcosa di simile ed ecco che nell'intestazione della lettera che avete indirizzata a me, che ve lo proibivo, vi siete curato di imprimere l'appellativo superbo chiamandomi Papa universale. Vi prego, la santità a me dolcissima non lo faccia un'altra volta, perché si sottrae a uno ciò che si attribuisce a un altro più di quanto esige la ragione (quod peto dulcissima mihi sanctitas vestra ultra non faciat, quia vobis subtrahitur quod alteri plus quam ratio exigit, praebetur). Io infatti non cerco una grandezza fatta di parole, ma una grandezza morale. Né stimo essere onore quello per cui so che i miei fratelli perdono l'onore loro dovuto. Il mio onore è l'onore della Chiesa universale (Nec honorem esse deputo, in quo fratres meos honorem suum perdere cognosco. Meus namque honor est honor universalis Ecclesiae). Il mio onore è il solido vigore dei miei fratelli. Allora veramente sono onorato, quando non si nega l'onore dovuto a ciascuno di essi (Meus honor est fratrum meorum solidus vigor. Tunc ego vere honoratus sum, cum singulis quibusque honor debitus non negatur). Se infatti la santità vostra mi chiama Papa universale, nega di essere ciò che in me proclama di universale. Ma questo sia lungi da noi. Si allontanino da noi le parole che gonfiano la vanità, che feriscono la carità (Recedant verba quae vanitatem inflant, caritatem vulnerant)".

(Lettere, VIII, 29. Città Nuova Editrice, Roma 1998, p. 83).

I gesti e le parole di Papa Francesco, fin dal primo momento del suo insediamento come vescovo di Roma e, ultimamente, con la richiesta di una giornata di digiuno coronata da una veglia di preghiera che egli stesso ha presieduto con delicatezza e umiltà, dimostrano che l'insegnamento di Gregorio Magno deve aver inciso molto nel cammino formativo di fede di questo nuovo Papa venuto dagli estremi confini della terra. Quanto mi piacerebbe che a questa pagina di Gregorio Magno fosse dato un rilievo particolare in tutti gli strumenti di comunicazione, per rafforzare i progetti di cambiamento nelle parole e nelle opere che Papa  Francesco mostra di voler perseguire con determinazione durante la sua missione di Vescovo di Roma!

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