"Che significa la mano se non la vita attiva? E che significano le ali se non la vita contemplativa? La mano dell'uomo è sotto le loro ali, come a dire che il valore dell'attività è legato al volo della contemplazione (virtus operis sub volatu contemplationis). Simboleggiano bene questo le due donne del Vangelo che sono Marta e Maria. Marta era tutta presa dai molto servizi; Maria invece, sedutasi ai piedi del Signore, ascoltava le sue parole (Lc 10, 40.39). Una attendeva all'azione, l'altra alla contemplazione (erat ergo una intenta operi, altera contemplationi). Una era impegnata nella vita attiva con un servizio esteriore (una activae serviebat per exterius ministerium), l'altra nella vita contemplativa con il cuore sospeso alla Parola (altera contemplativae per suspensionem cordis in verbum). Ora, quantiunque la vita attiva sia buona, tuttavia la vita contemplativa è migliore, perché la prima termina con questa vita mortale, la seconda, invece, raggiunge la sua pienezza nella vita immortale (Et quamvis activa bona sit, melior tamen est contemplativa, quia ista cum mortali vita deficit, illa vero in immortali vita plenius excrescit). Per cui è detto: Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta (Lc 10,42). Siccome la via attiva è inferiore, per dignità, a quella contemplativa (quia igitur activa minor est merito quam contemplativa), giustamente qui si dice: Sotto le ali avevano mani d'uomo (Ez 1,8). Infatti, quantunque per mezzo della vita attiva noi compiamo qualcosa di buono, tuttavia per mezzo della vita contemplativa voliamo con il desiderio verso il cielo (Nam etsi per activam boni aliquid agimus, ad caeleste tamen desiderium per contemplativam volamus)".
Ho anticipato a questo brano quello del nostro <post> di ieri, perché intendevo lanciare anzitutto il messaggio di Gregorio e poi lasciar dare a lui stesso la spiegazione con l'accostamento, che a qualcuno può sembrare eccessivamente allegorico, tra Ez 1,8 e Lc 10, 39.40.42!
NB: Siamo negli anni dei <Due> Papi: uno attivo e l'altro contemplativo! Gregorio Magno avrebbe detto: FACTUM AUDIVIMUS MYSTERIUM INQUIRAMUS: cioè: siamo posti di fronte ad un evento della nostra storia contemporanea; ma qual è il mistero che questo evento nasconde rivelandolo? La risposta non dovrebbe prescindere oggi, per noi, dal mistero del Natale del Signore, che è poi sempre un aspetto dell'unico e ineffabile <mistero> della Pasqua!
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