"Si tenga presente che sorvoliamo sulla spiegazione storica (historica espositione) di alcuni passi biblici, mentre di altri esaminiamo in modo approfondito il senso tipico per mezzo dell'allegoria (per allegoriam quaedam typica investigatione perscrutamur); altri li spieghiamo unicamente con il criterio della moralità allegorica (per sola allegoricae moralitatis instrumenta discutimus); in certi passi infine, ricerchiamo con grande impegno ciascuno di questi tre sensi (tripliciter indagamus). Infatti dapprima stabiliamo i fondamenti storici (fundamenta historiae ponimus); poi per mezzo del senso tipico (per significationem typicam) erigiamo l'edificio della nostra anima come cittadella della fede; infine con la bellezza del senso morale (per moralitatis gratiam), rivestiamo in qualche modo l'edificio aggiungendo il colore. E infatti che cosa sono le parole della Bibbia se non alimenti per nutrire il nostro spirito (reficiendae mentis alimenta)? Variando frequentemente il modo esporre presentiamo alla bocca i piatti in modo tale da non offendere il gusto del lettore invitato, che è in qualche modo il nostro commensale. Egli, osservando la varietà dei cibi che gli vengono presentati, può scegliere agevolmente ciò che vuole (dum sibi multa apposita considerat, quod elegantius decernit, adsumat)".
Lettera a Leandro, 3, in Commento morale a Giobbe/1, Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 85).+
Dobbiamo ammettere che Gregorio non è affatto preciso nel tentativo di spiegare il suo metodo ermeneutico all'amico Leandro. Parla di historica espositione, di typica investigatione, di allegoricae moralitatis instrumenta o di moralitatis gratiam, ma poi è assente qualunque oggettiva sistematizzazione nel rapporto fra queste tre propsettive diverse.
L'unico principio comune sembra quello di rispondere al gusto del lettore. Ma è suffiente tutto questo?
Nessun commento:
Posta un commento