"Quelli che seguono le cose visibili fuggono la loro interiorità, e tanto più esteriormente godono in quanto interiormente si dimenticano di se stessi. Ma il più delle volte alle loro gioie si mescolano tribolazioni e sono tormentati proprio da quelle cose di cui insuperbiscono.
(Visibilia scilicet sequentes cor fugiunt; et tanto extrinsecus gaudent, quanto recordationem sui intrinsecus non habent. Miscentur tamen eorum gaudiis plerunque tribulationes, atque ex rebus ipsis ex quibus superbiunt, flagellantur)".
Commento morale a Giobbe, IV,XX, 38. Città Nuova Editrice/3, Roma 1997, p.125.
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