"Nella paura si teme la pena futura, nella spada invece si sente il dolore dei colpi presenti. E siccome il santo non teme le avversità future, sprezza la paura (vir sanctus ventura adversa non metuit, pavorem despicit); siccome non si lascia vincere neppure dai colpi che stanno per arrivare, non cede in alcun modo alle spade. E così contro questo cavallo tante sono le spade dei nemici quanti sono i generi di persecuzione; egli li affronta e li supera tutti perché si prepara alla morte per amore della vita (amore vitae sese ad interitum parat)".
Commento morale a Giobbe, VI, XXXI, 61, Città Nuova Editrice 1/4, Roma 2001, p.299.
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