"Io so che amate Dio onnipotente e sono sicuro che, nella
sua misericordia, dalle labbra di Gesù è uscita per voi quell'espressione che
fu pronunziata riguardo a una donna: <Le sono stati rimessi molti
peccati perché ha amato molto> (Lc 7,47). In che misura poi le
siano stati rimessi i peccati è stato mostrato dopo, in ciò che seguì: sedeva
ai piedi del Signore e ascoltava la parola dalla bocca di lui. Elevata infatti
alla vita contemplativa, aveva ormai oltrepassato la vita attiva (in
contemplativa enim vita suspensa iam activam vitam transcenderat) che
ancora avvinceva sua sorella Marta. Ella ha anche ricercato con ardore il
Signore sepolto; piegata sulla tomba non ha trovato il suo corpo. Ma anche
mentre i discepoli si allontanavano ella è rimasta in lacrime all'entrata del
sepolcro, e ha meritato di vedere vivo colui che lei piangeva morto, e ha
annunziato ai discepoli che era risorto. Ed è stata mirabile disposizione della
bontà di Dio che dalla bocca di una donna veniva annunziata la vita, giacché
dalla bocca di una donna era stata propinata - nel paradiso terrestre - la
morte. E' stata lei che in un secondo momento, con l'altra Maria, ha visto -
dopo la risurrezione - il Signore, e avvicinatasi ne ha abbracciato i piedi.
Riporta, ti prego, dinanzi ai tuoi occhi, quelle mani che hanno abbracciato i
piedi di lui. Quella donna che nella città era stata peccatrice, quelle mani
che erano state contaminate dal peccato, hanno toccato i piedi di colui che
siede alla destra del Padre al di sopra del più alto grado degli angeli...una
donna che era stata immersa nel profondo di una voragine per
la colpa, mediante le ali dell'amore è stata elevata così in alto per la
grazia (mulier quae in profundo voraginis fuerat demersa per culpam, ex
amoris penna sic in altum levaretur per gratiam)!" (Lettere VII,
22, Città Nuova Editrice, Roma 1996, pp. 451/2)
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